Arnisee Trail: quel che non ti aspetti!

Per l’ultima racchettata di questo inverno abbiamo scelto l’Arnisee Trail, nel Canton Uri. Un’escursione che non conoscevamo ma che ci ha davvero sorpreso per l’inattesa bellezza e la semplicità del percorso, così come per la pace dei luoghi visitati. Gli itinerari da percorrere con le racchette, inoltre, sono due, ciò che dà la possibilità di scegliere la lunghezza di questa bella gita urana.   

Il punto forte dell’Arnisee Trail? L’omonimo laghetto ghiacciato

Tutta l’escursione è molto piacevole e si svolge in un paesaggio invernale incantato. Ma ciò che rende speciale l’Arnisee Trail è l’omonimo laghetto ghiacciato: uno specchio d’acqua non molto grande in cui si specchia il Bristen, una montagna dalla forma piramidale, considerata il simbolo del Canton Uri. Solo questo spettacolo vale la gita.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

28 marzo 2021, Restaurant Alpenblick (m1366)– Arnisee (m1368) – Ludiberg – Mittel Arni (m1290) – Vorder Arni (m1300) – Mittel Arni (1290) – Ludiberg – Rüti – Chänzeli – Arnisee (m1368) – Restaurant Alpenblick  (m1366)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

In una domenica super soleggiata partiamo da Intschi, un piccolo paese urano di cui ignoravamo l’esistenza, dove prendiamo un’altrettanto piccola funivia. I parcheggi sono molto comodi. In 6 minuti circa di viaggio, dove io evito in ogni modo di guardare a valle, giungiamo alla stazione a monte, dove vi è un ristorante (che in questo periodo offre il servizio take-away e che è anche albergo: date un’occhiata, si può dormire in alcuni “barili” giganti!!!) da cui parte l’escursione.

Inizialmente il sentiero costeggia il lago ghiacciato. Poi scende verso due piccoli nuclei di case: Ludiberg, dapprima, e Mittel Arni, in seguito. A Mittel Arni, tra l’altro, si può arrivare anche con la funivia che sale da Amsteg. Pare incredibile che un luogo talmente sperduto sia raggiungibile con due cabine diverse!

Qui il sentiero si divide e prendiamo quello che procede in salita. L’innevamento è ancora buono e ci fermiamo spesso ad ammirare il paesaggio. Credo sia più una scusa per riprendere fiato! Le fattorie e alcuni piccoli rifugi sembrano osservare la valle sottostante. Ben presto, alla fine della salita e dopo una discesa negli alberi un po’ birichina, che ci fa perdere la traccia, iniziamo ad intravvedere la Reuss. Attraversa Erstfeld, Attinghausen e Altdorf e poi arriva a Flüelen, dove si getta nel lago di Uri, braccio del lago dei Quattro Cantoni.

Giungiamo a Vorder Arni, dove facciamo una prima pausa proprio per ammirare questo paesaggio. Peccato solo che, grazie alla solita disattenzione, faccio cadere la borraccia e perdo tutto il thé caldo che avrebbe allietato la nostra pausa!

Ritorniamo poi verso Mittel Arni seguendo un altro sentiero – l’itinerario è infatti circolare – e ancora verso Ludiberg. Anche qui, rispetto all’andata, scegliamo di percorrere un altro sentiero che, attraversando il bosco in salita e mettendoci a dura prova, ci riporta al lago.

Una volta sullo specchio d’acqua vale la pena fare una piccola deviazione, salire a Chänzeli per poi tornare all’Arnisee. Volendo il sentiero continua verso Diessenbrunnen, Torli e la Bergkappelle. Noi però questa volta scegliamo di rilassarci e di goderci una giornata incredibilmente primaverile in un paradiso ancora invernale.

Una racchettata circolare facile ma non scontata in un piccolo paradiso invernale. Assolutamente da segnare!

Quanta gioia ad alta quota per l’Arnisee Trail?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATA1H45 CIRCA
LUNGHEZZA5.4 KM
DISLIVELLO256M
DIFFICOLTÀWT2
RISTORO SUL PERCORSOAll’inizio, al ristorante Alpenblick
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSONO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Monte Gambarogno: minimo sforzo, massimo risultato

Il Monte Gambarogno in realtà non ha bisogno di grandi presentazioni. Svetta sul Gambarogno, dominandolo direi, e dalla sua cima si gode di una vista pazzesca sul Locarnese, sul Lago Maggiore e sulla catena alpina. Ruotando la testa in direzione sud-est, inoltre, si scorgono benissimo anche il Monte Tamaro e il Monte Lema, compresi quindi alcuni tratti della classica e splendida traversata tra questi due. L’escursione dovrebbe stuzzicare l’interesse di tutti perché, per godere di questo spettacolo, basta una camminata di un’oretta circa, con meno di 300 metri di dislivello. Insomma, minimo sforzo, massimo risultato! Cosa state ancora aspettando?

Il Monte Gambarogno, d’estate come d’inverno

Eravamo già saliti al Monte Gambarogno, però in estate, e ci era piaciuto molto. Ci interessava quindi ripetere l’esperienza in inverno, con le racchette, per vedere il contrasto tra le montagne innevate e il blu intenso del Lago Maggiore.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

13 marzo 2021, Alpe di Neggia (m1394) – Monte Gambarogno (m1674)– Alpe di Neggia (m1394)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Per salire al Monte Gambarogno si parte dall’Alpe di Neggia, che si raggiunge salendo in auto da Vira-Gambarogno. Da Vira-Gambarogno bisogna calcolare circa una mezzoretta di tragitto, tra una curva e l’altra. Sono circa 13 chilometri. Lo scrivo perché la prima volta che siamo stati ero convinta che saremmo arrivati in una decina di minuti… e invece no! Quindi suggerisco di calcolare bene i tempi.

All’Alpe di Neggia vi sono diversi parcheggi. Negli inverni innevati vi è anche in funzione un piattello per chi volesse farsi una sciatina (ina-ina).

Noi siamo saliti con le racchette ai piedi, anche se la traccia, ben definita, avrebbe consentito di raggiungere il Monte Gambarogno solo con gli scarponcini da montagna.

Il sentiero parte, in leggera salita, accanto al piattello. Non si può sbagliare, basta seguire la traccia e alzare la testa: la croce del Monte Gambarogno, che poi è il traguardo finale, è sempre ben visibile. Ben presto si arriva a un bivio: a destra vi è il sentiero che si percorre in estate, e che aggira la montagna sulla destra, a sinistra invece si sale più diretti, fiancheggiando la pista di sci, e proseguendo in seguito a zig zag finché non si arriva in cresta, una cinquantina di metri a sinistra rispetto alla già citata croce.

L’escursione è facile e adatta a tutti, anche in inverno. Consiglio in ogni caso sempre di informarsi sull’innevamento prima di partire, soprattutto se con bambini. La salita, che dura poco meno di un’ora, non è estrema e lo scenario che si presenta davanti agli occhi una volta giunti in cima vale la gita. Se si ha tempo, dopo aver fatto una meritata pausa alla croce ed essersi goduti il panorama, vale la pena avventurarsi lunga la cresta per ammirare anche la vista verso l’Italia.

Scendere, percorrendo lo stesso sentiero, è ancora più facile e veloce (mezzoretta circa) anche se a metà marzo la neve, dopo mezzogiorno, è molle e rallenta un po’ il passo. Prudenza sempre!

Come definisco la gita? Breve ma intensa, per un minimo sforzo ma un massimo risultato. Vi ho convinti?

Quanta gioia ad alta quota per il Monte Gambarogno?

Classificazione: 4.5 su 5.

Qualche dato…

DURATA1H30 circa
LUNGHEZZAKM 3
DISLIVELLO M326 (positivo)
DIFFICOLTÀWT2
RISTORO SUL PERCORSONO
ACQUA SUL PERCORSONO, SOLO ALL’ALPE DI NEGGIA (ANCHE WC)
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Racchettata a Cioss Prato: la Valle Bedretto non delude mai

In questo inizio di anno sono ancora un po’ stanca e acciaccata e quindi ne approfitto per andare alla scoperta di nuovi e facili sentieri da percorrere con le racchette (o ciaspole che dir si voglia). A questo giro è il turno di Cioss Prato, nella sempre splendida Valle Bedretto, e dei suoi due percorsi ad anello. Le previsioni del tempo sono ottime, motivo per cui decidiamo di partire per una racchettata a Cioss Prato.

La meteo però ci gioca uno scherzetto: il sole infatti non si fa vedere, nascondendosi sopra un soffitto di nebbia leggera! Ciò nonostante la giornata riesce perfettamente e ci permette di scoprire un itinerario che non avevamo ancora provato, in un contesto naturalistico idilliaco, nonché di evadere dallo stress della settimana (aspetto mooolto importante!).

La racchettata a Cioss Prato è davvero facile e adatta a tutti

A Cioss Prato gli anelli sono 2 e se combinati tra loro formano un solo itinerario, breve, super abbordabile e con un dislivello minimo, a prova di famiglia. Anche chi ha bambini che non vogliono camminare troppo, o semplicemente chi porta bambini nello zaino, trova quindi in Cioss Prato una soluzione per trascorrere una bellissima giornata nella neve. Anche Svizzera Mobile propone questa racchettata ed è la numero 956.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

20 febbraio 2021, Cioss Prato – Gallinoso (m1516) – Prato (m1569)– Grasso dei larici (m1599) – All’Acqua (m1612)– Cioss Prato

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Il luogo della partenza non si può sbagliare. Infatti risalendo in macchina la Valle Bedretto, da Airolo in una quindicina di minuti si giunge a Cioss Prato. Si nota subito lo sci-lift e vi sono ampie possibilità di parcheggio sia sulla destra che sulla sinistra della strada.

Una volta messe le racchette ai piedi, si può scegliere da che parte iniziare la passeggiata: il percorso è infatti circolare. Noi abbiamo deciso di andare dapprima verso destra, per intenderci in direzione di Bedretto e Airolo.

Il sentiero è da subito ben segnalato e ben battuto, non presenta né salite né discese esagerate, e si snoda in un bosco di larici. Un paesaggio idilliaco che permette un contatto molto stretto e rigenerante con la natura. Un silenzio incredibile. Un bianco che, in questa giornata grigia, si confonde quasi con il cielo.

Una volta arrivati a Prato si cambia direzione e si ritorna verso Cioss Prato, dove dopo una piccola salita si attraversa anche lo sci-lift. Si prosegue poi verso All’Acqua, a cui si giunge dopo circa un’ora dall’inizio della gita e, soprattutto, dopo l’unica vera salita della giornata. Agli sportivi veri forse interessa sapere che al termine di questa salita s’incrocia la traccia che porta alla Capanna Piansecco e al Chuebodengletscher, mete ambite ma decisamente più impegnative (soprattutto la seconda).

Da All’Acqua si segue il sentiero che riporta a Cioss Prato, a cui si arriva in una mezzoretta. Racchettata breve ma intensa e a contatto con una natura di una bellezza incontaminata, come tutta la Valle Bedretto!

Quanta gioia ad alta quota per la racchettata a Cioss Prato?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATA2h circa
LUNGHEZZA4 KM
DISLIVELLO180 M
DIFFICOLTÀWT2
RISTORO SUL PERCORSOAD ALL’ACQUA E A CIOSS PRATO
ACQUA SUL PERCORSONO, SOLO AD ALL’ACQUa E A CIOSS PRATO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICINO
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Racchettata a Dalpe: l’incanto di Boscobello e Val Piumogna

In questo periodo sportivamente allietato dai Mondiali di sci, tra le racchettate in Ticino che meritano una medaglia vi è la racchettata a Dalpe. Ok, forse Dalpe non è Cortina, ma vi assicuro che in quanto a paesaggi incantati non ha nulla da invidiare alla regina delle Dolomiti.

Anzitutto vale la pena ricordare che i percorsi sono 4 e portano il nome di 4 animali: riccio, scoiattolo, marmotta e lupo. A questo link trovate tutti i dettagli. I 4 itinerari possono essere combinati tra loro, così da creare un’escursione su misura sia a livello di lunghezza sia di dislivello, ben adattabile anche a chi non è un esperto di racchette.

Noi abbiamo voluto unire il Boscobello e la Val Piumogna e il risultato ottenuto è stato semplicemente incantevole.

La racchettata a Dalpe: un po’ scoiattolo e un po’ marmotta

Per la nostra racchettata a Dalpe abbiamo quindi scelto di percorrere dapprima il percorso scoiattolo e in seguito il percorso marmotta. In questo inizio di anno ho qualche acciacco (sarà l’età?!) e quindi ho preferito non esagerare, né con il dislivello, né con i chilometri… e in questo senso la scelta si è rivelata perfetta!

Ecco quindi l’itinerario suggerito

14 febbraio 2021, Dalpe (m1206) – Cléuro di Dalpe (m1272) – Boscobello (m1336) – Piumogna (m1405)- Boscobello (m1336) – Vidrasco – Dalpe (m1206)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Il luogo della partenza è facile da trovare. Con l’auto si segue la via principale che sale da Prato Leventina e una volta arrivati a Dalpe, all’altezza della strada che scende verso il nucleo e l’hotel Des Alpes, si svolta a destra. Vi è un parcheggio dove si può lasciare la macchina e da cui si dirama un sentiero ben marcato nella neve.

Partiamo quindi seguendo questo sentierino e dopo circa 5 minuti svoltiamo a sinistra, iniziando a salire leggermente. Il sole è alto nel cielo e illumina il paesaggio. Non mi reco spesso, a Dalpe, ma mi rendo conto del potenziale di questo piccolo villaggio dell’Alta Leventina anche in inverno.

Teniamo sempre la sinistra e continuiamo a salire finché non arriviamo a Cléuro di Prato. Tanta neve, una stalla e qualche cascina qua e là rendono il paesaggio speciale. Già da qui si gode di un bel panorama, non solo su Dalpe ma anche sulle montagne circostanti. E quindi in lontananza si vedono l’assolata Carì e il Pécian (vi ricordate che meraviglia l’escursione al Pizzo Pécian?).

Continuiamo a salire finché non raggiungiamo la stradina ben battuta che s’infila nel Boscobello. Qui entriamo in un bosco magico e inizia una delle parti più spettacolari dell’escursione: i larici imbiancati, con il freddo di questi giorni, si sono trasformati in alberi incantati, che brillano sotto i raggi del sole che vi filtra attraverso. Qui è presente l’unico strappetto della giornata, ma vi assicuro che il posto è talmente bello che lo si supera senza nemmeno rendersene conto.

Il sentiero si allarga e da qui procediamo in falso piano, sempre al sole (attenzione! Mi dicono che nel mese di dicembre e di gennaio questa parte rimane più ombreggiata). In circa 15 minuti arriviamo al primo ponticello sulla Piumogna. Il fiume scorre tra le pietre innevate e il paesaggio invoglia a proseguire. Continuiamo quindi ad addentrarci nella Val Piumogna seguendo il sentiero sulla destra del fiume, che in altri 15 minuti circa ci porta dapprima nel nucleo di Polpiano, poi nel piccolo nucleo di Piumogna e infine al secondo ponticello sulla Piumogna. È un posto incantevole e, complice una giornata perfetta dal punto di vista meteorologico, fotografo tutti gli angoli possibili e immaginabili. Quanta pazienza per chi mi accompagna!!!

Dopo le foto di rito giunge il momento di tornare indietro, imboccando però il sentiero sull’altro versante del fiume, che in un quarto d’ora circa ci riporta, scendendo leggermente, al primo ponticello. Da qui riprendiamo la via che abbiamo percorso all’andata, in direzione di Dalpe. All’uscita del Boscobello decidiamo di allungare un po’ l’itinerario e fare una piccola deviazione verso lo scilift di Prato Leventina, senza però raggiungerlo: scendiamo infatti lungo il pendio, in mezzo alla neve fresca, fino a ricongiungerci con la strada che ci riporta alla macchina.

Giornata perfetta, luogo incantevole, scorci speciali: magia assicurata per questa escursione a portata anche dei più pigri!

Quanta gioia ad alta quota per la racchettata a Dalpe?

Classificazione: 4.5 su 5.

Qualche dato…

DURATA2h30 circa
LUNGHEZZA9.3 KM
DISLIVELLO277 M
DIFFICOLTÀWT2
RISTORO SUL PERCORSOSOLO IN PAESE
ACQUA SUL PERCORSOA INIZIO PERCORSO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICIÈ TUTTO UN PANORAMA!
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Il Monte Lema, anche con le racchette!

C’è un posto, nel Malcantone, dove la vista si apre sul lago di Lugano, sul lago Maggiore e sulle valli della regione di Luino: il Monte Lema. In estate è una vetta ambita, raggiungibile con una bella sgambata sotto il sole cocente. In inverno si può trasformare, chiaramente a patto che le condizioni d’innevamento lo consentano, in una ciaspolata super panoramica: la racchettata al Monte Lema è quindi da tenere in considerazione, soprattutto per chi vive nel Luganese e vuole evitare chilometri di auto.

La racchettata al Monte Lema: una vista a 360 gradi pazzesca

Le nevicate del mese di dicembre 2020 sono generose e il paesaggio è imbiancato. Non sono mai stata al Monte Lema in inverno e sono molto curiosa. Le montagne che si presentano davanti ai nostri occhi – dal Monte Tamaro al Monte Ferraro, dal San Salvatore al Monte Bré – sono di un bianco candido, che contrasta con il blu luminoso dei laghi Ceresio e Maggiore e del cielo. Non c’è una nuvola: una meraviglia per gli occhi che ripagherà dalle fatiche di questa bella racchettata in Ticino.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

13 dicembre 2020, Miglieglia (m959) – Boschetti – Credarescia (m1224) – Màter da Còla – Monte Lema (m1620) – Màter da Còla – Credarescia (1224)- Boschetti – Miglieglia (m959)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Si parte da Miglieglia, nel Malcantone, per la precisione dal parcheggio della funivia. Per non sbagliare, tenete presente che il sentiero sale esattamente sotto la funivia e che per raggiungerlo bisogna percorrere il primo pezzo su strada asfaltata. Non a caso la via si chiama “Via Monte Lema”.

All’altezza della fattoria inizia il sentiero vero e proprio, che “taglia” due volte la strada asfaltata fino ad arrivare in zona Fontanino. Da qui poi la salita diventa più ripida e inizialmente conduce nel bosco. In questa tratta dove batte poco il sole la neve è un po’ dura ma non appena gli alberi lasciano lo spazio al cielo, una quindicina di minuti più tardi, torna a essere soffice e bellissima. E bellissimo è anche il panorama di cui si gode da qui sino alla vetta: il Malcantone, il lago Ceresio, il Monte Generoso, Lugano, e potrei continuare… e su fino al Monte Lema!

La cima però è ancora lontana, la traccia è poco chiara e la neve è tanta. Salire richiede un certo impegno perché il pendio innevato è molto ripido e dobbiamo continuamente zigzagare per evitare di cadere. Piano piano il ristorante dapprima e la croce in seguito, sono più vicini. Con un po’ di pazienza arriviamo in cima e la vista è davvero splendida. È anche una giornata molto tersa, quindi l’orizzonte può allungarsi fino alle Alpi da una parte e alla Pianura Padana dall’altra.

In vetta tira un bel venticello. La pausa quindi non è lunghissima e decidiamo di scendere. Vista la pendenza, potete immaginare i ruzzoloni in discesa! Seguiamo lo stesso itinerario dell’andata, con la differenza che a scendere ci mettiamo soltanto un’oretta e mezza circa.

Una bellissima racchettata nel Luganese, dove il panorama ripaga dagli sforzi di una salita piuttosto impegnativa!

Quanta gioia ad alta quota per la racchettata al Monte Lema?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 2H30 circa, RITORNO: 1H30 circa
LUNGHEZZAKM 9.7
DISLIVELLO M709 (positivo)
DIFFICOLTÀWT2/WT3
RISTORO SUL PERCORSONO
ACQUA SUL PERCORSONO
ADATTO AI BAMBINISOLO SE ABITUATI A PENDENZE IMPEGNATIVE
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Un super classico: la racchettata al San Lucio

L’escursione al San Lucio è un super classico di ogni stagione. Un super classico che non delude, oserei dire, nemmeno nella sua versione invernale: la racchettata al San Lucio unisce infatti alcuni aspetti fondamentali. È medio-facile, adatta a tutti, relativamente veloce (la salita dura infatti circa un’ora e quaranta e la discesa un po’ più di un’oretta), si svolge completamente al sole ed è inserita in uno splendido contesto naturalistico, con vista da favola sulla Val Colla. Inoltre, aspetto da non sottovalutare, arrivati sul Passo del San Lucio vi sono ben due capanne dove rifocillarsi, una sul versante svizzero e una su quello italiano (attenzione, in tempi di pandemia occorre verificare se sono aperte!).

La racchettata al San Lucio: minimo sforzo, massimo risultato

Con la racchettata al San Lucio si fa quindi il minimo sforzo per ottenere il massimo risultato! Con questo non voglio dire che non sia impegnativa, perché vanno comunque affrontati circa 600 metri di dislivello, bensì che è un’ottima soluzione per quelle giornate in cui si ha voglia di trascorrere una giornata nella natura, facendo del sano movimento ma senza alzarsi alle 7 del mattino!

Ecco quindi l’itinerario suggerito

10 gennaio 2021, Bogno (m959) – Alpe di Cottino (m1441) – Passo San Lucio (m1541) – Alpe di Cottino (m1441) – Bass Comun – Campasc – Bogno (m959)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Partiamo da Bogno con il sole già alto e la scelta si rivela molto azzeccata poiché in questo modo abbiamo raggi e calore per tutta la salita e per tutta la discesa. Unico dettaglio: trovare parcheggio! Visto che è tardi, non è evidente: non siamo di certo gli unici ad aver scelto questa zona!

In ogni caso non ci perdiamo d’animo perché per posteggiare vi sono alcune possibilità: o in mezzo al paese, o sulla strada che porta verso la scuderia, o in cima al paese, in prossimità dell’inizio del sentiero. E un buchino lo troviamo!

Il sentiero che scegliamo per salire al San Lucio parte dalle case in cima al paese. I cartelli si vedono in modo chiaro ed è sufficiente seguirli. Il percorso è ben battuto e non vi sono particolari difficoltà. Ed è splendido.

La parte iniziale è una piacevole salita a zigzag, in un bosco che sembra incantato, dove attraversiamo anche un ruscello in parte ghiacciato. Poi lasciamo il bosco e la pendenza aumenta. Ma non vi è tempo per avvertire la fatica perché è tutto talmente bello, e la neve talmente tanta, che procediamo spediti, fermandoci diversi volte per ammirare, sulla destra, la vista che si apre sulla Val Colla e sul Luganese.

Racchetta dopo racchetta, dopo circa un’ora abbondante arriviamo all’Alpe Cottino, luogo in cui regna una pace assoluta e quindi ideale per una pausa. Da qui al San Lucio non manca molto, all’incirca un quarto d’ora e un centinaio di metri di dislivello positivo.

Ripartiamo dall’Alpe Cottino e ci ricongiungiamo con la strada forestale che sale da Bogno, arrivando dapprima alla Capanna San Lucio e in seguito al Passo San Lucio, dove vi è anche l’omonima chiesetta, che per chi non si è mai recato in zona sarà una bellissima sorpresa, soprattutto se in parte sommersa dalla neve. Proseguendo si arriva anche al Rifugio San Lucio, la capanna italiana: il Passo San Lucio è infatti raggiungibile anche dall’Italia, dalla Val Cavargna.

Dal passo si gode di un panorama pazzesco sulle due vallate e sulle cime circostanti, dal Gazzirola al Monte Bar, dalla Cima di Fojorina al Monte Cucco, solo per citarne alcune. Le idee per altre racchettate nascono, spesso, semplicemente guardandosi in giro.

Unico neo, che mi sento di riportare per gli amanti della tranquillità assoluta: proprio oggi diverse motoslitte rumorose sfrecciano su e giù dai bianchi pendii adiacenti, ciò che guasta decisamente la sensazione di pace percepita per tutta la durata della splendida ascesa da Bogno. Ma nessun problema: basta scendere all’Alpe Cottino per recuperarla. Cosa che facciamo.

Dall’Alpe Cottino, per tornare a Bogno, prendiamo inizialmente lo stesso sentiero dell’andata ma dopo una decina di minuti di cammino decidiamo di seguire la prima deviazione che incontriamo sulla destra verso Cozzo. Ci godiamo così una discesa completamente soleggiata, fino ad arrivare in zona Campasc. Qui il sentiero si divide: a destra va verso Cozzo e a sinistra torna su Bogno. La pendenza è decisa, quindi i ruzzoloni in mezzo alla neve sono garantiti!

Escursione splendida, facile, a portata di tutti!

Quanta gioia ad alta quota per la racchettata al San Lucio?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 1H40 circa, RITORNO: 1H circa
LUNGHEZZA7 KM
DISLIVELLO636 M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSOAlla Capanna San Lucio o al Rifugio San Lucio
ACQUA SUL PERCORSOA INIZIO PERCORSO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICISÌ, SULLA VAL COLLA
PARCHEGGIOSCARSI

Qualche immagine…

La racchettata in Leventina che non ti aspetti: la Capanna Garzonera

Ce ne sono diverse, in Leventina, e presto ve ne parlerò con gioia, ma la racchettata in Leventina che non ti aspetti è quella alla Capanna Garzonera.

Ma perché è proprio lei la racchettata in Leventina che non ti aspetti?

Perché è una delle meno scontate, una di quelle che non ti viene in mente subito, una di quelle che tendi a dimenticare perché “alla Garzonera ci si va solo d’estate”. E invece no, ma chi l’ha detto? Certo, raggiungere la Capanna non è così facile, ma con un po’ di impegno e di buona volontà ci si può arrivare.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

26 dicembre 2020, Nante (m1428) – Segna (m1484) – Alpe Nuova (m1489) – Cascina di Prato (m1614) – Pian Taiöi (m1666) – Rifugio Garzonera (m2003) – Pian Taiöi (m1666) – Cascina di Prato (m1614) – Alpe Nuova (m1489) – Segna (m1484) – Nante (m1428)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Partiamo da Nante in un 26 dicembre freddo, parecchio freddo. In dicembre – e questo è un aspetto che vi consiglio di considerare – sul versante di Nante non vi è molto sole. Arriva sul tardi (se arriva). Ma arriva, senz’altro, nei primi mesi dell’anno. Quindi se cercate il sole invernale vi conviene andare alla Capanna Garzonera in quel periodo. Anche se una volta in cima il sole c’è. Sempre!

Alla fine del paese di Nante si segue la strada asfaltata che va verso l’Alpe Nuova. L’itinerario è semplice e volendo non serve mettere le racchette. Subito dopo l’Alpe Nuova però, all’altezza dell’acquedotto che si trova accanto al torrente Calzascia, la musica cambia. Il sentiero, o meglio, la traccia sale in mezzo agli alberi. Non vi è una vera e propria direzione, basta continuare a salire, tenendo il torrente sulla propria sinistra, finché il sentiero non spiana e ci si ritrova nel piccolo paradiso di Cascina di Prato. Qui, oltre a perdersi per quanto è bello il posto, si attraversa un ponticello e si segue la traccia verso sinistra fino ad arrivare al Pian Taiöi.

Al Pian Taiöi si oltrepassa un altro ponte e si torna a salire. A salire decisamente. Quella che manca è infatti la tratta più impegnativa e difficile dell’escursione (circa un’ora). Il dislivello non è molto (sono all’incirca 300m) ma il sentiero è molto ripido, la neve è soffice e la traccia stretta e poco visibile. Inoltre, ed è questo a rendere difficile questa parte di salita, il sentiero è un po’ storto, quindi basta davvero poco per scivolare.

L’aspetto positivo è che la Capanna Garzonera si vede solo alla fine, quando ormai sei arrivato. Hai quindi una sorta di effetto sorpresa, che dopo gli ultimi dieci tostissimi minuti di salita ti fa quasi dire, in una sorta di delirio, “oh guarda, sono già arrivato”. Il luogo è speciale: una terrazza soleggiata sull’alta Leventina, con vista sul massiccio del Gottardo da una parte e sulle cime a cavallo tra Leventina e Alta Valle Maggia dall’altra.

Il rifugio non è custodito ma è sempre aperto, ideale quindi per riscaldarsi se le temperature sono basse.

Il ritorno, sulla stessa tratta dell’andata, è molto veloce, con le racchette sembra quasi di volare. In men che non si dica scendiamo al Pian Taiöi e alla Cascina di Prato – dove ci fermiamo per una breve pausa-set fotografico (un grande grazie alla pazienza di mio marito…!) – e arriviamo a Nante.

Quanta gioia ad alta quota per la racchetta alla Capanna Garzonera?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 2H20, RITORNO: SI VOLA!!!
LUNGHEZZA12.5KM
DISLIVELLO649M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSONO MA AL RIFUGIO GARZONERA, CHE NON È CUSTODITO, CI SI PUÒ CUCINARE QUALCOSA 🙂
ACQUA SUL PERCORSONON IN INVERNO
ADATTO AI BAMBININON IN INVERNO
PUNTI PANORAMICISÌ, SULL’ALTA LEVENTINA
PARCHEGGIOSÌ, A NANTE CI SONO DIVERSI PARCHEGGI

Qualche immagine…

Racchettata in Dötra, un facile, meraviglioso classico

Raggiungere con le racchette da neve il nucleo di Dötra, situato in Valle di Blenio – per la precisione tra Olivone e il Lucomagno – è un must dell’inverno ticinese: per farlo vi sono diversi itinerari, che non richiedono sforzi particolari. Si può infatti partire sia da Campra, che da Camperio-Piera. Questa questa volta, per la nostra racchettata in Dötra, abbiamo scelto di salire da Camperio-Piera. 

La racchettata in Dötra partendo da Camperio-Piera

Preciso, anzitutto, che a Piera non vi sono moltissimi parcheggi: suggerisco quindi di non arrivare troppo tardi! Se non avete in mente dove si trova Piera, non temete perché non potete sbagliare: poco dopo Camperio, infatti, continuando a salire troverete un nucleo di case e, soprattutto, diverse auto parcheggiate lateralmente sulla strada cantonale. Siete arrivati a Piera!

Ecco quindi l’itinerario suggerito

11 gennaio 2020, Piera (m1306) – Piana di Dasunda (m1687) – Dötra (m1749) – Piana di Dasunda (m1687) – Piera (m1306)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Partendo da Piera, il primo tratto di percorso è su strada asfaltata e, a dipendenza del livello di innevamento, è possibile mettere subito le racchette. Quando siamo stati noi, a inizio gennaio 2020, a dire il vero il primo pezzo era anche parecchio ghiacciato: quindi in questo caso si è rivelato molto utile avere le racchette!

Partiamo in una mattina soleggiata di inizio gennaio. Non c’è moltissima neve purtroppo e, poco dopo il primo tornante, ci imbattiamo in un cartello che indica la Capanna Dötra. Scegliamo di seguire la direzione segnalata e ci rendiamo subito conto che è una buona idea: ci ritroviamo infatti subito nel bosco, allontanandoci dalla strada asfaltata. La salita non è troppo impegnativa e ci permette di chiacchierare e di guardarci in giro, contemplando la splendida natura che ci circonda.

Usciti dal bosco, sulla destra e poco lontano si vedono le cascine di Oncedo. Continuiamo a salire e ci ritroviamo nuovamente nel bosco. Quel che ci vuole per scaricare la tensione della settimana. A un certo punto attraversiamo il ruscello, ciò che ai miei occhi rende l’itinerario ancor più fiabesco. Non so spiegarvi perché ma in inverno, con la neve, per me i fiumi e i ruscelli aggiungono magia al percorso.

Raggiungiamo poi la Piana di Dasunda e, compiendo gli ultimi passi in salita, arriviamo in Dötra. In totale ci abbiamo impiegato un’ora e un quarto. Il nucleo è molto bello e regala attimi di vera pace.

Non c’è una nuvola in cielo e quindi vale la pena fare uno sforzo in più e salire oltre il nucleo di case. È sufficiente salire una decina di minuti per ritrovarsi davanti agli occhi un panorama molto aperto: si scorgono, tra le altre cime, il Pizzo Rossetto, l’Adula e le splendide montagne della regione del Lucomagno. Una gioia per gli occhi e per il cuore!

Ci concediamo un buon pranzetto al Grotto Dötra e torniamo a Piera. La discesa è veloce, in un’oretta siamo di ritorno alla nostra macchina.

La racchettata in Dötra è molto piacevole e la salita non è faticosa, ciò che rende l’escursione a portata di tutti, anche di chi è alle prime armi con le ciaspole. Purtroppo quel giorno ci siamo lasciati completamente assorbire dalla natura e dal panorama e, di conseguenza, i reperti fotografici sono limitati. Ogni tanto, nei posti speciali, succede anche questo!

Quanta gioia ad alta quota per la racchettata in Dötra?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 1.15H, RITORNO: 1H
LUNGHEZZA6 KM
DISLIVELLO457M
DIFFICOLTÀWT2
RISTORO SUL PERCORSOSÌ, A DÖTRA VI SONO SIA IL RISTORO CAPANNA DÖTRA CHE IL GROTTO DÖTRA
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICINO
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Dove racchettare in Ticino? Al Monte Boglia, e chi l’avrebbe mai detto!

Capita, puntualmente, che al primo fiocco di neve venga voglia di fare la prima racchettata della stagione, immersi in un paesaggio fiabesco. Un passaggio che permetta di trascorrere una giornata nella neve, facendo nel contempo sognare la tanto attesa settimana bianca. E quindi, ancor più puntualmente, ci si inizia ad interrogare su dove racchettare in Ticino, magari senza andare troppo lontano e senza stare otto ore in auto. 

Dove racchettare in Ticino? E la risposta…

…quest’anno è tanto semplice quanto poco scontata! Infatti, con la prima nevicata (anche a basse quote) in Ticino è scesa talmente tanta neve che i classici itinerari escursionistici ben si prestano a una passeggiata con le racchette. Scegliamo quindi un itinerario che ci sta tanto a cuore, perché un classico della regione in cui viviamo, ma che non abbiamo mai percorso in inverno: il Monte Boglia! 

Ecco quindi l’itinerario suggerito 

7 dicembre 2020, Bré, area di svago (m800 circa) – Valle dei Cugnoli – Fontana di Busi – Carbonera – Sasso Rosso (m1294) – Monte Boglia (m1516) – Sasso Rosso (m1294) – Carbonera – Fontana di Busi – Materone (m931) – Bré, area di svago (m800 circa) 

Link all’itinerario su Svizzera Mobile

Pronti, partenza, via!

Partiamo dall’area di svago di Bré, dove vi è un comodo parcheggio. Nevica, è grigio e regna una pace assoluta. La quantità di neve caduta nei giorni scorsi ci permette di mettere da subito le ciaspole: incredibile!

Da bambina ho percorso, penso, mille volte la Valle dei Cugnoli, al punto da quasi odiarla. Ma in realtà è un posto splendido, un comodo sentiero ombreggiato, che si arrampica a zig-zag fino ad arrivare alla Fontana di Busi, classica prima pausa dove riposare prima di procedere e bere dalla fontana (e non solo da bambini, anche se questo è un ricordo per me indelebile!). 

Dalla Fontana di Busi si comincia a fare sul serio e si seguono i cartelli in direzione Monte Boglia. La neve inizia a essere davvero abbondante e si affonda sempre di più! Siamo quasi da soli e c’è un silenzio incredibile! 

Il sentiero non presenta grandi difficoltà, basta procedere passo dopo passo – racchetta dopo racchetta in questo caso – facendo attenzione unicamente alla neve che cade dagli alberi! Arrivati al Sasso Rosso il sentiero diventa più stretto e il ricordo delle gite al Boglia in estate diventa vivido: da qui le curve per salire sono sempre di più e gli alberi sempre di meno!

Anche se è inverno non è tanto diverso: le mille curve per salire non sono cambiate e gli alberi nemmeno, con la differenza che le fronde sono appesantite dalla neve e quindi dobbiamo spostarle con le mani per poter continuare a salire! Adoro, sembra di essere in Lapponia! 

Quando finalmente s’inizia a scorgere la croce del Monte Boglia, anche Lugano e il suo lago si fanno timidamente vedere. Ma la visuale sulla città dura ben poco perché riprende a nevicare sul serio. Che si vede sempre bene, invece, è la meta finale… che però non arriva mai!!! Gli ultimi dieci minuti in queste condizioni sono impegnativi ma una volta in cima veniamo ampiamente ripagati. È tutto una meraviglia ed è in questi momenti che mi rendo conto di essere fortunata.

Non ci fermiamo a lungo perché è piuttosto freddo e quindi scendiamo con le nostre ciaspole, che in alcuni momenti si trasformano in degli sci (unicamente per il fatto che io sono molto spesso per terra!). Ci divertiamo come pazzi e una volta arrivati alla Fontana di Busi decidiamo di rientrare a Bré percorrendo un itinerario diverso da quello dell’andata: svoltiamo infatti a sinistra e prendiamo il sentiero che porta dapprima al Matterone e infine in paese. 

Torniamo alla zona di svago beati, certi che la prima ciaspolata al Boglia non la dimenticheremo mai! 

Quanta gioia ad alta quota per la racchettata al Monte Boglia?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATACON LE CIASPOLE: ANDATA 3H, RITORNO 1.5H
LUNGHEZZA9.48 KM
DISLIVELLO783m
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSONO
ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINISÌ, SE SONO ABITUATI A CAMMINARE
PUNTI PANORAMICIMOLTI (OVVIAMENTE SE NON NEVICA!)
PARCHEGGIO SÌ, ALLA ZONA DI SVAGO DI BRÉ

Qualche immagine…