Passo delle Colombe e Passo del Sole: la gioia di ritornare ad alta quota!

Quando squilla il cellulare e leggo “teleticino” – nel pieno del mio congedo maternità – mi dico “Questo non può che essere lui!”. E in effetti dall’altra parte del filo, al mio “Pronto”, risponde Gianfranco De Santis di Treks, che mi propone un’escursione insieme. Sin da subito l’idea mi piace molto, anche se per essere messa in pratica mi devo necessariamente organizzare con il mio super marito. Zeno ha pochi mesi e non l’ho mai lasciato per una giornata intera ma può sicuramente essere una buona prova prima di rientrare al lavoro. Inoltre sono diversi mesi che non vado in montagna e non sono sicura di essere abbastanza allenata. Ma dopo qualche riflessione, alcuni giorni dopo accetto con piacere l’invito e propongo a Gianfranco un’escursione al Passo delle Colombe e al Passo del Sole.

Il Passo delle Colombe e il Passo del Sole: emblemi del nostro splendido territorio

L’escursione è circolare e si svolge a cavallo tra due regioni splendide del nostro territorio: la Valle di Blenio e la Leventina. Dal Passo delle Colombe e dal Passo del Sole, infatti, si possono ammirare entrambe: da un lato la Leventina, con la regione del Ritom e i suoi meravigliosi e rinomati specchi d’acqua, dall’altro la Valle di Blenio, con il Lucomagno e le cime più conosciute di questa vallata detta anche del sole. Il Pizzo Scopi, il Piz Terri, il Pizzo di Cadreigh, il massiccio dell’Adula, … Vi ho convinti? Seguitemi!

Ecco quindi l’itinerario suggerito…

12 luglio 2022, Parcheggio di Casaccia (m1809) – Alpe Gana (m1820) – Piano dei Canali – Passo delle Colombe e Lago dei Campanitt (m2377) – incrocio prima dell’Alpe Carorescio (m2254) – Passo del Sole (m2375) – Lareccio – Stabbio Nuovo (m1887)- Campo Solario (m1848) – Alpe Gana (m1820) – Parcheggio di Casaccia (m1809)

Itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Posteggiamo l’auto al Parcheggio di Casaccia. La giornata è splendida e non potremmo chiedere di più! Dall’altro lato della strada ci sono i miei amati cartelli gialli. Iniziamo qui la nostra escursione dirigendoci, dapprima, verso l’Alpe Gana. Attorno a noi prati (inaspettatamente!) molto verdi e il fiume Brenno, la cui sorgente è poco sopra (Alpe Pertusio). Fin qui – mi dico – tutto okay, le gambe fortunatamente rispondono bene!

Superata l’Alpe Gana iniziamo a salire verso il riale dei Canali: è il primo vero strappetto della giornata ma, infilando un passo dopo l’altro, lo superiamo e giungiamo a quello che possiamo definire un altipiano, un anfiteatro con una vista straordinaria sul Pizzo delle Colombe e sulle sue guglie. Il panorama mozzafiato e l’aria fresca ci invitano, in questi giorni di canicola estiva, a proseguire di buona lena verso il Passo delle Colombe e il Lago dei Campanitt. È da qui in poi che, dopo un quarto d’ora circa di cammino in falso piano, la salita diventa più impegnativa ed è sempre qui che ci si imbatte nella maggior parte del dislivello dell’escursione. Il sentiero è piuttosto ripido e in diversi punti presenta degli “scaloni” naturali per i quali ci vogliono gambe lunghe. E se non le si hanno, come nel mio caso, ci vuole un po’ di grinta nel salire. Ma nulla che non si possa affrontare, anche perché le molte pause per ammirare il Pizzo delle Colombe e le sue torri e i suoi pinnacoli, sempre più vicini e maestosi, non mancano e aiutano a riprendere fiato. Quindi in meno di una trentina di minuti arriviamo in cima al Passo delle Colombe e, con pochi passi in più, al lago dei Campanitt.

Il luogo è incantevole ed è perfetto per un pic nic in tutta tranquillità, in riva al laghetto. Una volta rifocillatici, ripartiamo verso il Passo del Sole. In questo tratto di discesa verso l’Alpe Carorescio, ammiriamo la lussureggiante regione del Ritom. Viene voglia di scendere fino al lago Cadagno ma ancor prima di giungere all’Alpe Carorescio le indicazioni ci ricordano che, invece, dobbiamo salire ancora un po’.

Per arrivare al Passo del Sole occorre ancora affrontare, all’incirca, 120 metri di dislivello positivo. Questa volta è però una salita più dolce e meno decisa, che si compie in mezzoretta. Anche dal Passo del Sole il panorama è mozzafiato e ripaga di tutti gli sforzi fatti. Dopo una piccola pausa (ed esserci intrattenuti con alcuni bikers perché l’itinerario è molto battuto anche dalle mountain bike) intraprendiamo la via del ritorno. La discesa è dolce e non fastidiosa, vediamo dall’alto il Lago di Cane e, in circa un’ora, arriviamo dapprima a Lareccio e in seguito a Stabbio Nuovo. Da qui scendiamo altri dieci minuti in direzione di Campo Solario e, di lì a poco, siamo nuovamente all’Alpe Gana. Il tempo di una gazzosa al Luco Paradiso – un’incantevole baita che serve bibite e piccoli spuntini – e delle ultime chiacchiere con Gianfranco sulla splendida gita e torniamo al parcheggio di Casaccia. Grazie teleticino per questa splendida giornata, grazie Treks!

4 ore e mezza circa di escursione, due distretti, innumerevoli vette incantevoli, un lago alpino e, soprattutto, il ritrovato senso di libertà e la consapevolezza che, come non mai, la montagna è il mio habitat naturale!

Quanta gioia ad alta quota per l’escursione al Passo delle Colombe e al Passo del Sole?

Classificazione: 4.5 su 5.

Qualche dato…

DURATA4H30 CIRCA
LUNGHEZZA13.5 KM
DISLIVELLO789M POSITIVO,789 NEGATIVO
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSOPOSSIBILITÀ DI SPUNTINI ALL’ALPE GANA (LUCO PARADISO)
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSONO
ADATTO AI BAMBININO
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIOCASACCIA (CHF 5 TUTTO IL GIORNO)

Qualche immagine…

Dal Lago del Naret al laghetto Laiòzz

Ce l’avevo nel mirino da tempo, il laghetto Laiòzz. Per la precisione da quella volta che ero salita al Lago del Naret, in piena estate, e avevo trovato ancora una quantità di neve pazzesca, tale da impedirmi l’escursione che avevo programmato. Ma questa volta sono stata più furba: ho scelto la fine dell’estate… e ho scelto bene!

Dal Lago del Naret al laghetto Laiòzz: da una meraviglia all’altra

In uno splendido sabato di metà settembre ci avviamo quindi verso il Narèt. Partiamo presto perché, anche in questo caso, la trasferta è abbastanza lunga. Fusio, già, non è vicinissimo, e il Lago del Naret dista circa 15 km dal villaggio, quindi un’altra mezzora abbondante di auto. Ma arrivati alla diga il paesaggo è meraviglioso e lo diventa ancor di più passo dopo passo.

Ecco quindi l’itinerario suggerito…

18 settembre 2021, Lago del Naret(m2308) – Lago del Corbo o lago piccolo di Naret (m2349) – Lago Cristallina (m2399) – Laghetto Laiòzz (m2366) – Lago del Naret (m2308)

Itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Parcheggiamo l’auto poco sotto la diga e con grande sorpresa, pur essendo già le 10.30, siamo i primi. Ci avviamo a piedi percorrendo la strada asfaltata che, dove si incrociano le due dighe, va verso destra. In cinque minuti arriviamo ai cartelli gialli e, inizialmente, seguiamo le indicazioni che portano verso la Capanna Cristallina. Vi è subito uno strappetto non indifferente, che però porta a un punto molto panoramico, con una vista spettacolare sulle due dighe e sul lago. Quest’ultimo è di un colore incredibile e brilla sotto il sole settembrino.

Da qui, dopo una ventina di minuti, il sentiero si dirama. Non andiamo alla Capanna Cristallina ma procediamo costeggiando il lago fino alla sua fine, pur se in altitudine, finché il sentiero non inizia a salire verso il Lago del Corbo (o lago piccolo di Naret). I cartelli indicano come direzione finale il Lago Nero. Il Lago del Corbo è molto poco profondo e con poca acqua, lungo e stretto, e circondato interamente dal pascolo. Uno scenario speciale.

Il sentiero si perde un po’ e per continuare bisogna cercare con molta attenzione i segni bianchi e rossi dipinti sulle pietre. Senza perderci d’animo, in una decina di minuti arriviamo al Lago Cristallina, che ci sorprende per avere, sulle sue rive, tantissimi piccoli fiori bianchi “pelosi” (concedetemi il termine ma proprio non saprei con che altre parole descriverli!).

Ripartiamo quasi subito in salita, continuando a navigare un po’ a vista, fino a incontrare il sentiero che sale direttamente dal Lago del Naret). Questo significa che non siamo lontani dalla meta finale, il laghetto Laiòzz! E infatti manca solo un quarto d’ora di falso piano per arrivarci.

Il laghetto Laiòzz appare d’improvviso in tutta la sua meraviglia. Rimane sotto il sentiero ed è di un blu tanto luminoso quanto scuro e al suo centro ha un isolotto che lo rende unico. Si trova in una sorta di conca e deve in parte il suo colore alle pietre che lo circondano e alle montagne attorno che lo guardano dall’alto. Pure noi lo guardiamo all’alto, esasiati! Anche le nuvole che corrono in cielo contribuiscono a rendere lo scenario estremamente affascinante.

Dopo una lunga pausa torniamo verso il Lago del Naret in circa un’oretta, passando dal Passo del Sasso Nero. La discesa è facile e allietata dalla vista sul lago.

Una passeggiata facile e splendida, una regione che a mio avviso è tra le più belle del nostro Cantone e, non da ultimo, dopo tanto tempo un piccolo sogno realizzato: finalmente il Laghetto Laiòzz!

Quanta gioia ad alta quota per l’escursione al Lago del Naret e al laghetto Laiòzz?

Classificazione: 5 su 5.

Qualche dato…

DURATA2H40 CIRCA
LUNGHEZZA8 KM
DISLIVELLO397M POSITIVO,395 NEGATIVO
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSONO
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSONO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIOAPPENA SOTTO LA DIGA

Qualche immagine…

Alpe di Porcaresc e laghetto di Salei

La Valle Onsernone è un gioiellino tutto da scoprire. È un po’ impervia e un po’ selvaggia ma nasconde tanta bellezza. E tante splendide escursioni. Non siamo riusciti a deciderci tra l’Alpe di Porcaresc e il laghetto di Salei, motivo per il quale abbiamo unito le due destinazioni in un unico itinerario alla scoperta della Valle di Vergeletto.

Alpe di Porcaresc e laghetto di Salei: la Valle Onsernone che non ti aspetti

La Valle di Vergeletto si raggiunge in auto con un po’ di pazienza e miliardi di curve. Vergeletto è l’ultima località: ci accolgono un vecchio ma splendido mulino, l’aria frizzante del mattino e quella sensazione di pace che si percepisce solo quando si è in vacanza. Ci sono subito chiare le ragioni che portano il turista a scegliere questa regione del nostro Cantone.

Fortunatamente, da Vergeletto, una coppia di amici ci accompagna in auto fino all’Alpe del Casone. Risparmiamo così un’ora e trenta di camminata rispetto a quanto ci avremmo impiegato partendo da Zotta, dove si trova la stazione a valle della teleferica che porta al laghetto di Salei, dove terminerà la nostra passeggiata.

Ecco quindi l’itinerario suggerito…

14 agosto 2021, Alpe del Casone (m1282) – Alpe Porcaresc (m1790) – Capanna Alpe Arena (m1687) – Pièi Bachei- Passo del Busan (m2005) – Laghetto di Salei (m1923) – Capanna Salei (m1780) – Funivia

Itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Salutati e ringraziati i nostri amici, dall’Alpe del Casone ci avviamo comodamente su una strada battuta, in leggera salita. I primi 40 minuti non sono impegnativi. Invece al termine della strada inizia il sentiero che porta all’Alpe di Porcaresc e la musica cambia: sale subito a zig zag in modo piuttosto deciso, soprattutto nella prima parte, ma in mezzora abbondante arriviamo alla prima meta.

L’Alpe di Porcaresc è bellissima e vale la visita. È stata recentemente restaurata e regala splendidi scorci sulla Valle Onsernone. Ci concediamo una breve pausa facendo due chiacchiere con gli alpigiani e socializzando con gli animali (in particolar modo con le caprette) prima di ripartire alla volta dell’Alpe Arena, che raggiungiamo in un’ora e trenta circa. Questa parte di sentiero è molto piacevole, piuttosto pianeggiante e – non da ultimo – super panoramica. L’Alpe Arena, dove ci sono una stalla e un rifugio alpino composto da due edifici, si trova a un’altitudine inferiore rispetto all’Alpe di Porcaresc. Vi sono anche delle bibite in vendita, particolarmente apprezzate le gazzose!

Dopo una brevissima pausa ricominciamo a camminare: la meta finale è il laghetto di Salei ed è ancora piuttosto lontano (poco più di un’ora e mezza). Il sentiero è in gran parte formato da lastroni di pietra. Passiamo da Pièi Bachei, un’altra piccola alpe, e in circa un’ora di sali e scendi raggiungiamo il bivio per salire al Passo del Busàn. Quella che ci aspetta, e ci basta alzare lo sguardo per capirlo, è indubbiamente la parte più impegnativa dell’escursione: una mezzora di salita molto ripida, che non dà tregua. L’unica consolazione è sapere che, una volta in cima, mancheranno solo 15 minuti al lago. E quindi via, passo dopo passo, fino a raggiungere, boccheggiando (scusate il gioco di parole…), la bocchetta.

Una volta in cima al Passo del Busàn il panorama si apre e il sentiero per scendere al laghetto di Salei è molto comodo. In 10/15 minuti siamo sul bordo dello splendido specchio d’acqua, sulla cui superficie riposano delle alghe molto particolari che, complice la luce un po’ particolare del tardo pomeriggio, creano degli effetti ottici speciali.

Dal laghetto, dopo le mille foto di rito, in una decina di minuti arriviamo alla Capanna e, in altri cinque circa, alla stazione a monte della funivia che in 7-8 minuti che ci riporta a valle.

Che bella escursione e che bella scoperta la Valle Onsernone!

Quanta gioia ad alta quota per l’escursione all’Alpe di Porcaresc e al laghetto di Salei?

Classificazione: 4.5 su 5.

Qualche dato…

DURATA5H CIRCA
LUNGHEZZA12.33 KM
DISLIVELLO1142M POSITIVO, 640 NEGATIVO
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSOSÌ, ALLA CAPANNA SALEI
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINIL’ITINERARIO COMPLETO È TROPPO LUNGO PER I BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIOA ZOTT (VERGELETTO)

Qualche immagine…

Cima di Medeglia

In quest’estate dalla meteo pazzerella, la montagna (e il mio blog…) stanno un po’ subendo delle battute d’arresto passeggere, complici devo ammetterlo anche le vacanze, il bisogno di staccare un po’ e riposare e vedere, finalmente, un po’ di mare. Che ancora in Ticino non abbiamo 😉 Finalmente però si prospetta un sabato senza pioggia (almeno fino alle ore 15) e quindi decidiamo di fare una passeggiata non troppo lunga, che ci permetta comunque di respirare l’aria di montagna. Optiamo quindi per la Cima di Medeglia e vi assicuro che si rivelerà tutt’altro che un contentino!

Cima di Medeglia: vista su mezzo Ticino!

Dalla Cima di Medeglia, infatti, si gode di una bellissima vista sia sul Luganese, che sul Bellinzonese e sul Locarnese. L’escursione è breve – in tre ore e mezza circa andiamo e torniamo – e la zona che si attraversa, con molti prati e boschi, è davvero bella e merita una visita.

Ecco quindi l’itinerario suggerito…

31 luglio 2021, Medeglia (m702) – Canedo (m848) – Troggiano – Alpe delle Lagonce (m1166) – Cima di Medeglia (m1260) – Motto della Costa (m1164) – La Coste (m1039) – A Camarè – Medeglia (m702)

Itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Lasciamo l’auto alla fine del paese di Medeglia dove, sulla sinistra della strada, vi è un comodo parcheggio. Il sentiero parte proprio qui e i cartelli gialli lo indicano chiaramente. Si parte attraversando il nucleo e dirigendosi, quasi subito, sulla sinistra dello stesso. Si giunge in poco tempo su una strada asfaltata, da cui parte una scalinata con altri cartelli gialli. Non si può sbagliare. Si segue quindi il sentiero fino a un altro bivio: qui si può decidere se andare alla cima di Medaglia passando dai Monti di Medeglia o se salire passando da Canedo. Che è quello che scegliamo di fare noi.

L’inizio di giornata è decisamente difficile: pioviggina, è umido e per arrivare fino a Canedo – che è un nucleo bellissimo che non conoscevo- bisogna percorrere una strada asfaltata. E noi odiamo le strade asfaltate!

Da Canedo però, fortunatamente, torniamo presto sul sentiero. Quest’ultimo sale in modo piuttosto deciso ma fortunatamente all’ombra, così ci ripariamo da un piccolo sfogo di pioggia. Il tempo di fermarci e smette di piovere e, anzi, esce addirittura il sole! Piano piano la nostra giornata prende una piega diversa!

In circa mezzora di cammino arriviamo a Troggiano, un gruppo di cascine molto affascinante, da cui si ha una bellissima visuale sul Monte Tamaro. È il posto ideale per una breve pausa prima di ripartire. Dopo un’altra mezzoretta di camminata arriviamo all’Alpe delle Lagonce, abitata da una quantità innumerevole di capre e dal loro pastore. Il posto è molto bello ed è impossibile non notare il verde intenso dei pascoli e degli alberi. L’acqua di questi giorni ha decisamente fatto bene alla natura!

Siamo vicini alla meta: la Cima di Medeglia dista infatti solo un altro quarto d’ora circa. Di salita, certamente! Arrivati in cima però veniamo immediatamente ripagati. La vista è davvero splendida e a 360 gradi, nonostante ci si trovi “solo” a 1260 metri di altitudine. Si scorge tutta la catena di montagne che dal Monte Tamaro va verso il Monte Lema, con Lugano e il Lago Ceresio in lontananza. Si vede il Piano di Magadino, con il fiume Ticino che scorre e si butta nel Lago Maggiore, e anche Locarno. E infine, si vede la Grande Bellinzona!

Per il ritorno decidiamo di rendere l’itinerario circolare, scendendo verso i Monti di Medeglia, passando però da Camarè per evitare un’altra strada asfaltata. La scelta si rivela azzeccata, anche perché così facendo attraversiamo diversi monti molto belli, tutti da scoprire. Arriviamo a Medeglia in circa un’ora e quindici, prendendocela con calma, super soddisfatti di questa gita!

Quanta gioia ad alta quota per l’escursione alla Cima di Medeglia?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 2H CIRCA, RITORNO: 1H30 CIRCA
LUNGHEZZA10.61 KM
DISLIVELLO644M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSONO
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICIINDUBBIAMENTE
PARCHEGGIOIN PAESE A MEDEGLIA

Qualche immagine…

Capanna Quarnei – Un must tra le escursioni estive in Ticino

È una domenica di giugno ma è come se fosse estate inoltrata. Danno molto sole e molto caldo, premessa ideale per lasciare la città e andare a cercare un po’ di frescura in alta quota. Con me oggi ci saranno delle amiche speciali che ho conosciuto grazie ai social network – e che saluto 🙂 – e una di loro si trova già in Val Malvaglia. Ecco quindi che la scelta della meta cade facilmente sulla Capanna Quarnei. È un’escursione speciale, che ti avvicina all’alta montagna senza però chiederti uno sforzo eccessivo, e che soprattutto ti porta in un luogo davvero meraviglioso, dove fermarsi per ore a guardare le cime circostanti e ad ascoltare il rumore dell’acqua che, quasi ovunque, ti accompagna.

Da Cusié alla Capanna Quarnei, andata senza ritorno

Raggiungere la Capanna Quarnei davvero non è difficile: vi si arriva dopo circa un’ora e trenta di camminata da Cusié. La Capanna si trova su un pianoro che domina la Val Malvaglia, un pianoro da cui la vista può arrivare fino all’Adula. Quindi ogni volta che alzo lo sguardo sogno di salire sulla vetta più alta del Ticino. E di non tornare da tanto è bello. Scherzi a parte, per il ritorno si può scegliere un sentiero alternativo.

Ecco quindi l’itinerario suggerito…

13 giugno 2021, Cusié (m1651) – Alpe della Bolla (m1644) – Alpe di Prato Rotondo – Ürbell (m2059) – Capanna Quarnei (m2107) – Alpe di Quarnei (m2045) – Alpe di Pozzo (m1886) – Cusié (m1651)

Itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Lasciamo l’auto a Cusié. Vale la pena fare una premessa: da Malvaglia la strada è lunga e, a dirla tutta, nemmeno troppo comoda. Soprattutto superato lo splendido nucleo di Dandrio, composto da diverse case di pietra, diventa molto stretta e con diversi tornanti. Il mio augurio? Evidentemente quello di non incontrare un’altra macchina che scende!

A Cusié fortunatamente vi sono diversi parcheggi e il sentiero è subito ben visibile. Oltretutto, per chi fa fatica a carburare, parte pure in discesa, all’ombra di un bosco molto verde. Ma l’illusione dura poco! Dopo aver raggiunto in una ventina di minuti l’Alpe delle Bolla, cominciamo a salire.

Dapprima dolcemente, fino ad arrivare a un ponticello, che attraversiamo. Si capisce che è inizio stagione perché c’è tantissima acqua e il rumore quasi assordante. Bellissimo!

Da qui il sentiero si fa più ripido. In una ventina di minuti arriviamo all’Alpe di Prato Rotondo. La vista si apre sulla Val Malvaglia da una parte e sulle cime ancora innevate dall’altra. Cominciamo a far fatica perché fa molto caldo ma non ci perdiamo d’animo in quanto il sentiero, in questa tratta che è la più ripida, fortunatamente è all’ombra. Camminiamo per una buona mezzora in salita, che a dire il vero diventa molto di più perché ogni scusa è buona per fermarsi a chiacchierare e a riprendere fiato! Se non altro in questo modo non ci accorgiamo di questi 300 metri di dislivello.

Arriviamo ad Ürbell ed è un primo sussulto. Un prato verde, verdissimo, con 5-6 cascine: dietro, imponenti e rocciose, le montagne, davanti una vista spaziale sulla Val Malvaglia. La pausa foto è d’obbligo e ci fermiamo una decina di minuti. Si vede in lontananza la Capanna Quarnei, che raggiungiamo in una decina di minuti.

Anche la Capanna è molto bella e sono molto accoglienti. Ci troviamo talmente bene che la pausa pranzo si trasforma quasi in una merenda e ci prepariamo per scendere ormai a pomeriggio inoltrato.

Per la discesa optiamo per un altro sentiero, così da non ripetere quello dell’andata, e ci dirigiamo quindi verso l’Alpe di Quarnei. A mio avviso è il punto più bello dell’escursione. Potrei fermarmi per ore ad ammirare il paesaggio, le montagne, l’Adula in lontananza. In Ticino abbiamo la fortuna di avere molti luoghi splendidi ma questo, se dovessi stilare una top ten, vi rientrerebbe.

Prendiamo il sentiero che dopo le stalle scende a sinistra e che in una ventina di minuti ci porta all’Alpe di Pozzo. In alto si sta sciogliendo talmente tanta neve che le due cascate sono in piena. Da qui il sentiero diventa strada sterrata fino a Cusié. Questa tratta, che dura circa mezzora, non è bellissima, devo essere onesta, ma ci siamo talmente riempite gli occhi (e il cuore) in precedenza che va bene così.

Un’escursione speciale in un posto speciale, per quella che a mio avviso è una delle escursioni da fare durante l’estate ticinese. Portando un costume!

Quanta gioia ad alta quota per l’escursione alla Capanna Quarnei?

Classificazione: 4.5 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 1H30 CIRCA, RITORNO: 1H15
LUNGHEZZA8.46 KM
DISLIVELLO568M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSOSÌ, ALLA CAPANNA QUARNEI
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINISÌ SE ABITUATI A CAMMINARE
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIOA CUSIE

Qualche immagine…

Escursioni in Appenzello: Saxerlücke e Fählensee

Tra le molte escursioni in Appenzello, vi propongo in particolare quella tra il Saxerlücke e il Fählensee. È in assoluto stata tra le più belle dell’estate scorsa: un panorama spettacolare, un susseguirsi di paesaggi da cartolina. E non sto esagerando!

Escursioni in Appenzello: unire due gioielli imperdibili in un giorno

Saxerlücke e Fählensee sono semplicemente due gioielli appenzellesi imperdibili. È possibile vederli in un’unica giornata, grazie a una delle escursioni in Appenzello che vi consiglio. Certo, bisogna percorrere un po’ di chilometri e calcolare di stare in giro tutto il giorno ma vi assicuro che ne vale assolutamente la pena. E poi la salita non è molta!

Ecco quindi l’itinerario suggerito

25 luglio 2020, Hoher Kasten (m1794) – Baritsch (m1590) – Staubern (m1751) – Huser (m1953) – Hochus (m1925) – Saxerlücke – Fählensee (m1452) – Sämtisersee (m1207) – Brülisau (m922)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Giunti a Brülisau in auto – e dopo aver fatto fatica a trovare parcheggio perché non siamo gli unici ad aver scelto, tra le mille escursioni in Appenzello, questo itinerario – prendiamo la funivia che, in 8 minuti circa, ci porta a Hoher Kasten. Da questo punto super panoramico dell’Appenzello si ha una vista a 360 gradi pazzesca. Vi è anche un ristorante girevole per chi, prima di partire, volesse farsi una bella colazione, magari con un biberli!

Dopo esserci riempiti gli occhi, partiamo di buon passo seguendo il sentiero geologico. Ci stupiamo molto perché la prima mezzora abbondante di cammino è tutta in discesa, ciò che ci permette di guardarci in giro: davanti a noi l’Alpstein in tutta la sua bellezza, con le acque scintillanti del Sämtisersee e la cima un po’ innevata del Säntis. Poi piano piano finalmente iniziamo a salire dolcemente. È una salita abbordabile, su di un sentiero stretto che non presenta difficoltà, che porta in poco meno di due ore di cammino dall’inizio della passeggiata a Staubern. È interessante segnalare che a Staubern, dove vi è una capanna, si può arrivare anche con una gondola che sale da Frümsen.

Dopo una breve pausa, da Staubern procediamo, per un’oretta di sali e scendi, verso il Saxerlücke. Basta scorgerlo da lontano per innamorarsene all’istante. Ha una forma inconfondibile: svetta in cielo fiero e maestoso. Alle sue pendici un manto erboso, di un verde tipico dell’Appenzello, da cui si diramano come dei “denti” di roccia grigia. Il percorso di avvicinamento al Saxerlücke è piacevolissimo, le foto si sprecano, così come le deviazioni per trovare i punti migliori per ammirarlo. Il sentiero, con impareggiabile vista sul Fählensee sulla destra, ti porta molto vicino alla montagna ma in realtà non vi si sale. La si guarda da sotto, sognando di essere degli alpinisti!

Seguiamo quindi il sentiero che scende verso il Fählensee, dove arriviamo in circa venti minuti. Il Fählensee è un’altra meraviglia appenzellese, che dicono assomigli a un fiordo norvegese. Lungo e stretto, le sue acque sono scure e riflettono il cielo e le montagne circostanti, creando un gioco di luci impareggiabile. È davvero il luogo ideale per fare il nostro pic nic (anche se c’è un ristorante, dove però ci limitiamo a comprare delle birre da sorseggiare felici davanti a questa meraviglia).

Una volta rifocillati prendiamo il sentiero, che è quasi una strada, che va in direzione del Sämtisersee, un altro lago molto bello che raggiungiamo dopo una quarantina di minuti. Molta gente vi fa il bagno, noi semplicemente lo ammiriamo costeggiandolo.

La strada diventa poi carrozzabile, seppur sterrata, e va percorsa fino a Brülisau. È indubbiamente la parte meno piacevole dell’escursione e ci vuole un po’ di pazienza. La discesa è un pochino noiosa, piuttosto ripida, e le gambe fanno male. Ma arriviamo a Brülisau comunque soddisfatti, certi di aver visto, in una sola giornata, alcune meraviglie non solo appenzellesi ma anche svizzere.

Tra le escursioni in Appenzello, questa non perdetevela!

Quanta gioia ad alta quota per Saxerlücke e Fählensee?

Classificazione: 5 su 5.

Qualche dato…

DURATA5h30
LUNGHEZZA15.89KM
DISLIVELLO655M positivo, 1523 negativo
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSO
ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINISÌ (con un po’ di pazienza e se abituati a camminare)
PUNTI PANORAMICISÌ, SULL’ALPSTEIN
PARCHEGGIOSÌ, A BRÜLISAU, MA ARRIVARE PRESTO!

Qualche immagine…

Arnisee Trail: quel che non ti aspetti!

Per l’ultima racchettata di questo inverno abbiamo scelto l’Arnisee Trail, nel Canton Uri. Un’escursione che non conoscevamo ma che ci ha davvero sorpreso per l’inattesa bellezza e la semplicità del percorso, così come per la pace dei luoghi visitati. Gli itinerari da percorrere con le racchette, inoltre, sono due, ciò che dà la possibilità di scegliere la lunghezza di questa bella gita urana.   

Il punto forte dell’Arnisee Trail? L’omonimo laghetto ghiacciato

Tutta l’escursione è molto piacevole e si svolge in un paesaggio invernale incantato. Ma ciò che rende speciale l’Arnisee Trail è l’omonimo laghetto ghiacciato: uno specchio d’acqua non molto grande in cui si specchia il Bristen, una montagna dalla forma piramidale, considerata il simbolo del Canton Uri. Solo questo spettacolo vale la gita.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

28 marzo 2021, Restaurant Alpenblick (m1366)– Arnisee (m1368) – Ludiberg – Mittel Arni (m1290) – Vorder Arni (m1300) – Mittel Arni (1290) – Ludiberg – Rüti – Chänzeli – Arnisee (m1368) – Restaurant Alpenblick  (m1366)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

In una domenica super soleggiata partiamo da Intschi, un piccolo paese urano di cui ignoravamo l’esistenza, dove prendiamo un’altrettanto piccola funivia. I parcheggi sono molto comodi. In 6 minuti circa di viaggio, dove io evito in ogni modo di guardare a valle, giungiamo alla stazione a monte, dove vi è un ristorante (che in questo periodo offre il servizio take-away e che è anche albergo: date un’occhiata, si può dormire in alcuni “barili” giganti!!!) da cui parte l’escursione.

Inizialmente il sentiero costeggia il lago ghiacciato. Poi scende verso due piccoli nuclei di case: Ludiberg, dapprima, e Mittel Arni, in seguito. A Mittel Arni, tra l’altro, si può arrivare anche con la funivia che sale da Amsteg. Pare incredibile che un luogo talmente sperduto sia raggiungibile con due cabine diverse!

Qui il sentiero si divide e prendiamo quello che procede in salita. L’innevamento è ancora buono e ci fermiamo spesso ad ammirare il paesaggio. Credo sia più una scusa per riprendere fiato! Le fattorie e alcuni piccoli rifugi sembrano osservare la valle sottostante. Ben presto, alla fine della salita e dopo una discesa negli alberi un po’ birichina, che ci fa perdere la traccia, iniziamo ad intravvedere la Reuss. Attraversa Erstfeld, Attinghausen e Altdorf e poi arriva a Flüelen, dove si getta nel lago di Uri, braccio del lago dei Quattro Cantoni.

Giungiamo a Vorder Arni, dove facciamo una prima pausa proprio per ammirare questo paesaggio. Peccato solo che, grazie alla solita disattenzione, faccio cadere la borraccia e perdo tutto il thé caldo che avrebbe allietato la nostra pausa!

Ritorniamo poi verso Mittel Arni seguendo un altro sentiero – l’itinerario è infatti circolare – e ancora verso Ludiberg. Anche qui, rispetto all’andata, scegliamo di percorrere un altro sentiero che, attraversando il bosco in salita e mettendoci a dura prova, ci riporta al lago.

Una volta sullo specchio d’acqua vale la pena fare una piccola deviazione, salire a Chänzeli per poi tornare all’Arnisee. Volendo il sentiero continua verso Diessenbrunnen, Torli e la Bergkappelle. Noi però questa volta scegliamo di rilassarci e di goderci una giornata incredibilmente primaverile in un paradiso ancora invernale.

Una racchettata circolare facile ma non scontata in un piccolo paradiso invernale. Assolutamente da segnare!

Quanta gioia ad alta quota per l’Arnisee Trail?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATA1H45 CIRCA
LUNGHEZZA5.4 KM
DISLIVELLO256M
DIFFICOLTÀWT2
RISTORO SUL PERCORSOAll’inizio, al ristorante Alpenblick
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSONO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

I 5 laghi del Pizol: da una sfumatura di blu all’altra

Non esito a definire l’escursione ai 5 laghi del Pizol un classico svizzero. Uno di quei classici da mettere in programma in estate, possibilmente non nel fine settimana per evitare la fila sui sentieri. Un’escursione che non delude e che porta l’escursionista ad ammirare cinque laghi di montagna spettacolari e scenografici.

I 5 laghi dei Pizol: il blu la fa da padrone

I laghi che si vedono durante questa escursione, che si svolge nel Canton San Gallo, sono i seguenti: Wangsersee, Wildsee, Schottensee, Schwzarzee e Baschalvasee. I più belli sono indubbiamente il secondo e il terzo. Ma vanno visti tutti, anche perché l’itinerario non presenta difficoltà particolari.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

23 luglio 2020, Pizol Hütte (2226m) – Wangsersee (m2226), Wildsee (2435m)- Schottensee (2332m) -Schwarzsee (2372m) – Baschalvasee (2174m) – Chalchofen (1836m)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Si parte da Wangs, dove si prende una gondola fino a Furt. Da Furt si prosegue con una prima seggiovia fino a Gaffia e poi con una seconda fino alla Capanna del Pizol. A questo link trovate tutte le informazioni relative ai prezzi del biglietto.

Dalla Capanna del Pizol occorre fare una deviazione verso sinistra, che dura circa 10 minuti, per andare a vedere il primo lago, il Wangsersee, che a dire il vero non è così speciale.

Da qui poi si ritorna verso la Capanna del Pizol e ci si avvia in salita, seguendo i cartelli gialli, verso il Wildsee. Che invece è spettacolare! Noi lo abbiamo visto in un momento della giornata in cui il sole giocava a nascondino e ciò nonostante l’acqua del lago era di un azzurro molto acceso, che ci ha ricordato gli amati laghi canadesi. A nostro avviso è il lago più bello dell’intera passeggiata e merita tutte le numerosissime foto che abbiamo scattato.

Dal Wildsee si scende (circa 100 metri di dislivello) verso lo Schottensee, anch’esso splendido, più piccolo e rotondo e di un’altra sfumatura di blu. Il sentiero lo costeggia e lascia il tempo di ammirarlo, offrendo anche degli scorci imperdibili sulle montagne circostanti.

Si torna poi a salire per una trentina di minuti circa per meritarsi la vista dall’alto sul quarto lago, lo Schwarzsee. Questo lago è di un blu più scuro, tendente al verde, certamente meno spettacolare dei due precedenti ma non per questo non ideale per un pic nic rigenerante.

Si scende al lago in circa una decina di minuti – attenzione, la discesa è un po’ ripida e come sempre servono scarpe ben profilate – e da qui non manca molto per raggiungere l’ultimo lago, il Baschalvasee. Da qui in circa quaranta minuti si arriva a Gaffia, dove con la seggiovia dapprima e con la gondola in seguito si torna comodamente a Wangs.

L’escursione è bellissima e a portata di tutti. Un classico dell’estate (o dell’autunno) svizzera da non perdere!

Quanta gioia ad alta quota per i 5 laghi del Pizol?

Classificazione: 4.5 su 5.

Qualche dato…

DURATAESCURSIONE CIRCOLARE DI 4H CIRCA
LUNGHEZZA11 KM
DISLIVELLO672M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSOAll’inizio, alla Capanna del Pizol, e alla fine
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Una bella escursione in Valle di Blenio: il Pizzo Rossetto

Lockdown finito, nervi ancora un po’ a fior di pelle, tanta voglia di stare all’aria aperta e forma fisica da inizio stagione, quindi ancora (decisamente) da migliorare. Queste sono le condizioni di partenza di questa bella escursione in Valle di Blenio. Bene ma non benissimo considerando che, una volta parcheggiata l’auto in paese a Olivone, ci aspettano circa 1200 metri di dislivello positivo e circa 6 ore di camminata. Ma ne vale la pena perché…

Con questa escursione in Valle di Blenio puoi godere di un panorama a 360 gradi su tutta la Valle del Sole

Dal Pizzo Rossetto, infatti, quello che si apre davanti agli occhi è uno scenario incredibile, che ripaga di tutte le fatiche del percorso circolare proposto.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

21 maggio 2020, Campo Blenio (1216m) – Ronch da Guald (1574m) – Capanna Bovarina (1870m) – Alpe di Bovarina (2006) – Passo Cantonill (1936m) – Pizzo Rossetto (2097m) – Passo Cantonill (1936m) – Ör Tamina (1852m) – Scandoàir (1566m) – Campo Blenio (1216m)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

La prima tappa da raggiungere è la Capanna Bovarina (circa 2 ore e 15 secondo i cartelli, noi ce ne abbiamo messe 2). Il primo tratto, pur se su strada carrozzabile fino alle cascine di Ronch da Guald (anche se da curva a curva si riesce a tagliare con dei sentieri un po’ improvvisati), è davvero piacevole e attraversa molti prati in fiore. Al Ronch da Guald si abbandona la strada, si prende il sentiero e si scende leggermente fino al ponticello sul fiume, per poi tornare a salire.

Qui la storia cambia. Decisamente. Dal Ronch da Guald, infatti, la salita è bella ripida e i 300 metri di dislivello per arrivare alla Capanna Bovarina mi fanno bramare un secondo caffè. Che ordino non appena arriviamo. L’aria è fresca, in cielo non c’è una nuvola e assaporarlo fuori mi ricorda quanto, per me, montagna significhi libertà. Staccare la spina. Dimenticare il quotidiano. Gioia, in una parola!

Ripartiamo alla volta dell’Alpe Bovarina, che raggiungiamo in una ventina di minuti. All’Alpe c’è una pace assoluta e c’è ancora neve, che se si sta sciogliendo. L’unico rumore, infatti, è quello dell’acqua, ben definito, che scorre verso valle. Dall’Alpe scendiamo verso Predasca facendo ben attenzione, qualche curva prima, a non perdere la deviazione per il Passo Cantonill.

Il sentiero è ben definito e piuttosto largo, taglia la montagna in orizzontale e, quindi, sale piuttosto dolcemente. A un certo punto rischiamo anche di perderlo, il sentiero! Colpa più della neve che nasconde gli amati segni bianco-rossi o del fatto che continuiamo a chiacchierare?

Improvvisamente, poi, la dolce salita si trasforma in un ripido sentiero, che percorriamo fino al Passo Cantonill. Qui ci ritroviamo davanti a un immenso prato verde, un balcone fiorito con vista su Anveuda, Dötra e le montagne ancora innevate del Lucomagno. È un posto perfetto, fidatevi, per fare picnic!!! Anche perché poi, con la pancia piena, la salita finale fino al Pizzo Rossetto (circa 25 minuti) è meno faticosa!

Al Pizzo Rossetto il panorama è fantastico e la testa, a guardare giù, a chi soffre di vertigini come me gira parecchio! E mi aiuta, inconsapevolmente, a girare su me stessa per godermi senza paura lo spettacolare panorama a 360 gradi sulla Valle di Blenio. Dal Lucomagno alla regione del Pizzo delle Colombe, dal Piz Terri alla diga del Luzzone, dall’Adula al Sosto. In una giornata così, tra l’altro, ci si rende anche conto molto bene del perché la Valle di Blenio venga chiamata Valle del Sole!

Il sole è ancora alto nel cielo ma è comunque ora di scendere. Per rientrare a Campo Blenio prendiamo il sentiero “direttissimo” che passa da Scandorair. Poco più di un’ora di discesa spacca gambe, in parte nel bosco, dove vi consiglio di prestare attenzione alle radici e… alle caviglie.

Arriviamo a Campo Blenio piuttosto stanchi ma non rinunciamo a una veloce visita all’Azienda agricola Croce, per comprare yogurt e marmellata per la colazione, meritata, del giorno dopo!

Quanta gioia ad alta quota per l’escursione al Pizzo Rossetto?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATACIRCA 6 H
LUNGHEZZA16.3 KM
DISLIVELLOCIRCA 1220 M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSOSI PUÒ MANGIARE ALLA CAPANNA BOVARINA
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINIPER I BAMBINI È UN PO’ LUNGA. EVENTUALMENTE SCEGLIERE DI RECARSI SOLO ALLA CAPANNA BOVARINA
PUNTI PANORAMICIDAL PIZZO C’È UN PANORAMA PAZZESCO!
PARCHEGGIO SÌ, A CAMPO BLENIO

Qualche immagine…

Il ghiacciaio del Forno e la capanna del Forno, uno spettacolo da vedere

Ci sono posti, nel mondo, che finché non li vedi non credi. Posti di una bellezza talmente incredibile da farti sentire quasi fuori posto per aver osato avvicinarti. La Valle del Forno, con il ghiacciaio del Forno e l’omonima capanna, è uno di questi. E averla in Svizzera è una fortuna.

Il ghiacciaio del Forno ti lascia senza fiato

Per raggiungere il ghiacciaio del Forno ci sono due possibilità. Ed entrambe ti lasciano senza fiato. Non solo per lo sforzo che richiedono ma anche per la bellezza in cui t’imbatti. Vi è la “Normalerweg”, più facile seppur impegnativa e percorribile anche con i bambini, e poi vi è la “Panoramaweg”, decisamente più difficile e con un nome non casuale: offre infatti i più bei panorami del paesaggio circostante e passa accanto a diversi incantevoli laghi di montagna. Noi decidiamo di prendere quest’ultima all’andata, per poi tornare dalla via normale.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

19 luglio 2020, Maloja-Orden (1820m) – Lago Cavloc (1907m)- Plan Canin (1975m) -Laghetto dei Rossi (2364m) – Laghetto senza nome (2751m) – Capanna del Forno (2574m) – ultimi metri del ghiacciao del Forno (2232m) – Plan Canin (1975m) – Lago Cavloc (1907m) – Maloja-Orden (1820)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

La partenza è da Maloja. Il mio consiglio è di lasciare l’auto all’ultimo parcheggio prima del Lago Cavloc, in zona Orden. Da lì poi la prima parte di percorso è su strada carrozzabile fino al Lago Cavloc. Arrivarci per me è un po’ come tornare bambina, quando in estate ci venivo con la mia famiglia e da Maloja mi sembrava lontanissimo. E pensare che, oggi, ci abbiamo messo una quarantina di minuti e che davanti ne abbiamo ancora mooooooolti di più. Alle otto e trenta del mattino il lago è calmissimo e l’aria è ancora così fresca che si crea una nebbiolina bassissima surreale. Ma non abbiamo tempo per fermarci e quindi proseguiamo con passo spedito fino a Plan Canin.

A Plan Canin il sentiero si dirama: andando diritti si percorre la “Normalerweg” per andare alla Capanna del Forno, mentre svoltando a sinistra si prende la “Panoramaweg”. Noi decidiamo di prendere quest’ultima, per poi tornare dalla via normale.

Iniziamo quindi a salire in direzione Passo del Muretto e Capanna del Forno e poi, dopo circa tre quarti d’ora di salita, seguiamo le indicazioni disegnate sulle pietre in direzione della Capanna del Forno. Arriviamo al Laghetto del Rossi, ancora innevato, da dove si gode di una vista eccezionale sul Lago Cavloc e su parte dell’Alta Engadina. Riprendiamo un po’ di forze e torniamo a salire per altri tre quarti d’ora. È una salita piuttosto impegnativa, che chiede una gamba un po’ allenata e scarpe giuste. Inizia a fare caldo quando arriviamo in cima alla salita e davanti a noi si ergono, maestose da far impressione, le montagne della Valle del Forno.

Dentro di me molte emozioni, che non si placano perché la tratta mancante richiede davvero molta concentrazione, soprattutto a chi, come la sottoscritta, soffre di vertigini. Il sentiero, pur spianando, taglia infatti la montagna e sotto di noi… il vuoto! Sono tre quarti d’ora lunghi, per me che parlo poco quando sono tesa, e per mio marito che deve gestire le mie emozioni. Ma va tutto bene e il luogo in cui arriviamo, un laghetto blu in parte ghiacciato, incastonato nelle pietre, scioglie tutta la tensione. È davvero magnifico. Appena superato il laghetto poi si vede lui, il ghiacciaio del Forno.

Magia. È bianco, sembra una pennellata perfetta tra le montagne grigie e imponenti. Si staglia contro alcune nuvole bianchissime che corrono nel cielo blu, al punto che assomiglia essere una loro continuazione. E a me sembra unico e immenso, anche se so molto bene che, negli anni, ha purtroppo perso molti metri.

Da qui in una mezzoretta arriviamo alla Capanna del Forno. La discesa di 200 metri di dislivello, è speciale, perché hai sempre davanti il ghiacciaio e ti permette di fissarlo negli occhi e nel cuore.  

Alla Capanna del Forno recuperiamo le forze con un ottimo pranzetto in terrazza. Le persone normali, penso, si godrebbero il pomeriggio qui, prendendo il sole e riposandosi dopo poco meno di 5 ore di marcia. Ma noi non siamo normali. E quindi torniamo a Maloja, questa volta prendendo la Normalerweg.

Anzitutto scendiamo al livello del ghiacciaio, dove lo si può toccare (e come non farlo?). Questa discesa, che dura circa un’oretta, non è bellissima, dobbiamo fare molta attenzione a dove mettiamo i piedi perché il terreno è sdrucciolevole. In compenso è molto bello il panorama. L’ora seguente è invece più tranquilla e ci riporta, con il fiume sempre sulla destra a tenerci compagnia, al Plan Canin, chiudendo il cerchio. Da qui torniamo al Lago Cavloc e, infine, a Maloja. Siamo distrutti, le gambe sono doloranti ma la felicità è tanta. Non siamo andati lontano da casa ma porto via con me la stessa ricchezza come se fossimo stati dall’altra parte della terra.

Quanta gioia ad alta quota per il ghiacciaio del Forno e la Capanna del Forno?

Classificazione: 5 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA 4H50, RITORNO 3 H
LUNGHEZZA19.45KM
DISLIVELLO1410M
DIFFICOLTÀT3/T3+
RISTORO SUL PERCORSOSÌ, ALLA CAPANNA DEL FORNO
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINIEVENTUALMENTE LA NORMALERWEG
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…