Alpe di Porcaresc e laghetto di Salei

La Valle Onsernone è un gioiellino tutto da scoprire. È un po’ impervia e un po’ selvaggia ma nasconde tanta bellezza. E tante splendide escursioni. Non siamo riusciti a deciderci tra l’Alpe di Porcaresc e il laghetto di Salei, motivo per il quale abbiamo unito le due destinazioni in un unico itinerario alla scoperta della Valle di Vergeletto.

Alpe di Porcaresc e laghetto di Salei: la Valle Onsernone che non ti aspetti

La Valle di Vergeletto si raggiunge in auto con un po’ di pazienza e miliardi di curve. Vergeletto è l’ultima località: ci accolgono un vecchio ma splendido mulino, l’aria frizzante del mattino e quella sensazione di pace che si percepisce solo quando si è in vacanza. Ci sono subito chiare le ragioni che portano il turista a scegliere questa regione del nostro Cantone.

Fortunatamente, da Vergeletto, una coppia di amici ci accompagna in auto fino all’Alpe del Casone. Risparmiamo così un’ora e trenta di camminata rispetto a quanto ci avremmo impiegato partendo da Zotta, dove si trova la stazione a valle della teleferica che porta al laghetto di Salei, dove terminerà la nostra passeggiata.

Ecco quindi l’itinerario suggerito…

14 agosto 2021, Alpe del Casone (m1282) – Alpe Porcaresc (m1790) – Capanna Alpe Arena (m1687) – Pièi Bachei- Passo del Busan (m2005) – Laghetto di Salei (m1923) – Capanna Salei (m1780) – Funivia

Itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Salutati e ringraziati i nostri amici, dall’Alpe del Casone ci avviamo comodamente su una strada battuta, in leggera salita. I primi 40 minuti non sono impegnativi. Invece al termine della strada inizia il sentiero che porta all’Alpe di Porcaresc e la musica cambia: sale subito a zig zag in modo piuttosto deciso, soprattutto nella prima parte, ma in mezzora abbondante arriviamo alla prima meta.

L’Alpe di Porcaresc è bellissima e vale la visita. È stata recentemente restaurata e regala splendidi scorci sulla Valle Onsernone. Ci concediamo una breve pausa facendo due chiacchiere con gli alpigiani e socializzando con gli animali (in particolar modo con le caprette) prima di ripartire alla volta dell’Alpe Arena, che raggiungiamo in un’ora e trenta circa. Questa parte di sentiero è molto piacevole, piuttosto pianeggiante e – non da ultimo – super panoramica. L’Alpe Arena, dove ci sono una stalla e un rifugio alpino composto da due edifici, si trova a un’altitudine inferiore rispetto all’Alpe di Porcaresc. Vi sono anche delle bibite in vendita, particolarmente apprezzate le gazzose!

Dopo una brevissima pausa ricominciamo a camminare: la meta finale è il laghetto di Salei ed è ancora piuttosto lontano (poco più di un’ora e mezza). Il sentiero è in gran parte formato da lastroni di pietra. Passiamo da Pièi Bachei, un’altra piccola alpe, e in circa un’ora di sali e scendi raggiungiamo il bivio per salire al Passo del Busàn. Quella che ci aspetta, e ci basta alzare lo sguardo per capirlo, è indubbiamente la parte più impegnativa dell’escursione: una mezzora di salita molto ripida, che non dà tregua. L’unica consolazione è sapere che, una volta in cima, mancheranno solo 15 minuti al lago. E quindi via, passo dopo passo, fino a raggiungere, boccheggiando (scusate il gioco di parole…), la bocchetta.

Una volta in cima al Passo del Busàn il panorama si apre e il sentiero per scendere al laghetto di Salei è molto comodo. In 10/15 minuti siamo sul bordo dello splendido specchio d’acqua, sulla cui superficie riposano delle alghe molto particolari che, complice la luce un po’ particolare del tardo pomeriggio, creano degli effetti ottici speciali.

Dal laghetto, dopo le mille foto di rito, in una decina di minuti arriviamo alla Capanna e, in altri cinque circa, alla stazione a monte della funivia che in 7-8 minuti che ci riporta a valle.

Che bella escursione e che bella scoperta la Valle Onsernone!

Quanta gioia ad alta quota per l’escursione all’Alpe di Porcaresc e al laghetto di Salei?

Classificazione: 4.5 su 5.

Qualche dato…

DURATA5H CIRCA
LUNGHEZZA12.33 KM
DISLIVELLO1142M POSITIVO, 640 NEGATIVO
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSOSÌ, ALLA CAPANNA SALEI
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINIL’ITINERARIO COMPLETO È TROPPO LUNGO PER I BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIOA ZOTT (VERGELETTO)

Qualche immagine…

Escursioni in Appenzello: Saxerlücke e Fählensee

Tra le molte escursioni in Appenzello, vi propongo in particolare quella tra il Saxerlücke e il Fählensee. È in assoluto stata tra le più belle dell’estate scorsa: un panorama spettacolare, un susseguirsi di paesaggi da cartolina. E non sto esagerando!

Escursioni in Appenzello: unire due gioielli imperdibili in un giorno

Saxerlücke e Fählensee sono semplicemente due gioielli appenzellesi imperdibili. È possibile vederli in un’unica giornata, grazie a una delle escursioni in Appenzello che vi consiglio. Certo, bisogna percorrere un po’ di chilometri e calcolare di stare in giro tutto il giorno ma vi assicuro che ne vale assolutamente la pena. E poi la salita non è molta!

Ecco quindi l’itinerario suggerito

25 luglio 2020, Hoher Kasten (m1794) – Baritsch (m1590) – Staubern (m1751) – Huser (m1953) – Hochus (m1925) – Saxerlücke – Fählensee (m1452) – Sämtisersee (m1207) – Brülisau (m922)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Giunti a Brülisau in auto – e dopo aver fatto fatica a trovare parcheggio perché non siamo gli unici ad aver scelto, tra le mille escursioni in Appenzello, questo itinerario – prendiamo la funivia che, in 8 minuti circa, ci porta a Hoher Kasten. Da questo punto super panoramico dell’Appenzello si ha una vista a 360 gradi pazzesca. Vi è anche un ristorante girevole per chi, prima di partire, volesse farsi una bella colazione, magari con un biberli!

Dopo esserci riempiti gli occhi, partiamo di buon passo seguendo il sentiero geologico. Ci stupiamo molto perché la prima mezzora abbondante di cammino è tutta in discesa, ciò che ci permette di guardarci in giro: davanti a noi l’Alpstein in tutta la sua bellezza, con le acque scintillanti del Sämtisersee e la cima un po’ innevata del Säntis. Poi piano piano finalmente iniziamo a salire dolcemente. È una salita abbordabile, su di un sentiero stretto che non presenta difficoltà, che porta in poco meno di due ore di cammino dall’inizio della passeggiata a Staubern. È interessante segnalare che a Staubern, dove vi è una capanna, si può arrivare anche con una gondola che sale da Frümsen.

Dopo una breve pausa, da Staubern procediamo, per un’oretta di sali e scendi, verso il Saxerlücke. Basta scorgerlo da lontano per innamorarsene all’istante. Ha una forma inconfondibile: svetta in cielo fiero e maestoso. Alle sue pendici un manto erboso, di un verde tipico dell’Appenzello, da cui si diramano come dei “denti” di roccia grigia. Il percorso di avvicinamento al Saxerlücke è piacevolissimo, le foto si sprecano, così come le deviazioni per trovare i punti migliori per ammirarlo. Il sentiero, con impareggiabile vista sul Fählensee sulla destra, ti porta molto vicino alla montagna ma in realtà non vi si sale. La si guarda da sotto, sognando di essere degli alpinisti!

Seguiamo quindi il sentiero che scende verso il Fählensee, dove arriviamo in circa venti minuti. Il Fählensee è un’altra meraviglia appenzellese, che dicono assomigli a un fiordo norvegese. Lungo e stretto, le sue acque sono scure e riflettono il cielo e le montagne circostanti, creando un gioco di luci impareggiabile. È davvero il luogo ideale per fare il nostro pic nic (anche se c’è un ristorante, dove però ci limitiamo a comprare delle birre da sorseggiare felici davanti a questa meraviglia).

Una volta rifocillati prendiamo il sentiero, che è quasi una strada, che va in direzione del Sämtisersee, un altro lago molto bello che raggiungiamo dopo una quarantina di minuti. Molta gente vi fa il bagno, noi semplicemente lo ammiriamo costeggiandolo.

La strada diventa poi carrozzabile, seppur sterrata, e va percorsa fino a Brülisau. È indubbiamente la parte meno piacevole dell’escursione e ci vuole un po’ di pazienza. La discesa è un pochino noiosa, piuttosto ripida, e le gambe fanno male. Ma arriviamo a Brülisau comunque soddisfatti, certi di aver visto, in una sola giornata, alcune meraviglie non solo appenzellesi ma anche svizzere.

Tra le escursioni in Appenzello, questa non perdetevela!

Quanta gioia ad alta quota per Saxerlücke e Fählensee?

Classificazione: 5 su 5.

Qualche dato…

DURATA5h30
LUNGHEZZA15.89KM
DISLIVELLO655M positivo, 1523 negativo
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSO
ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINISÌ (con un po’ di pazienza e se abituati a camminare)
PUNTI PANORAMICISÌ, SULL’ALPSTEIN
PARCHEGGIOSÌ, A BRÜLISAU, MA ARRIVARE PRESTO!

Qualche immagine…

La racchettata in Leventina che non ti aspetti: la Capanna Garzonera

Ce ne sono diverse, in Leventina, e presto ve ne parlerò con gioia, ma la racchettata in Leventina che non ti aspetti è quella alla Capanna Garzonera.

Ma perché è proprio lei la racchettata in Leventina che non ti aspetti?

Perché è una delle meno scontate, una di quelle che non ti viene in mente subito, una di quelle che tendi a dimenticare perché “alla Garzonera ci si va solo d’estate”. E invece no, ma chi l’ha detto? Certo, raggiungere la Capanna non è così facile, ma con un po’ di impegno e di buona volontà ci si può arrivare.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

26 dicembre 2020, Nante (m1428) – Segna (m1484) – Alpe Nuova (m1489) – Cascina di Prato (m1614) – Pian Taiöi (m1666) – Rifugio Garzonera (m2003) – Pian Taiöi (m1666) – Cascina di Prato (m1614) – Alpe Nuova (m1489) – Segna (m1484) – Nante (m1428)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Partiamo da Nante in un 26 dicembre freddo, parecchio freddo. In dicembre – e questo è un aspetto che vi consiglio di considerare – sul versante di Nante non vi è molto sole. Arriva sul tardi (se arriva). Ma arriva, senz’altro, nei primi mesi dell’anno. Quindi se cercate il sole invernale vi conviene andare alla Capanna Garzonera in quel periodo. Anche se una volta in cima il sole c’è. Sempre!

Alla fine del paese di Nante si segue la strada asfaltata che va verso l’Alpe Nuova. L’itinerario è semplice e volendo non serve mettere le racchette. Subito dopo l’Alpe Nuova però, all’altezza dell’acquedotto che si trova accanto al torrente Calzascia, la musica cambia. Il sentiero, o meglio, la traccia sale in mezzo agli alberi. Non vi è una vera e propria direzione, basta continuare a salire, tenendo il torrente sulla propria sinistra, finché il sentiero non spiana e ci si ritrova nel piccolo paradiso di Cascina di Prato. Qui, oltre a perdersi per quanto è bello il posto, si attraversa un ponticello e si segue la traccia verso sinistra fino ad arrivare al Pian Taiöi.

Al Pian Taiöi si oltrepassa un altro ponte e si torna a salire. A salire decisamente. Quella che manca è infatti la tratta più impegnativa e difficile dell’escursione (circa un’ora). Il dislivello non è molto (sono all’incirca 300m) ma il sentiero è molto ripido, la neve è soffice e la traccia stretta e poco visibile. Inoltre, ed è questo a rendere difficile questa parte di salita, il sentiero è un po’ storto, quindi basta davvero poco per scivolare.

L’aspetto positivo è che la Capanna Garzonera si vede solo alla fine, quando ormai sei arrivato. Hai quindi una sorta di effetto sorpresa, che dopo gli ultimi dieci tostissimi minuti di salita ti fa quasi dire, in una sorta di delirio, “oh guarda, sono già arrivato”. Il luogo è speciale: una terrazza soleggiata sull’alta Leventina, con vista sul massiccio del Gottardo da una parte e sulle cime a cavallo tra Leventina e Alta Valle Maggia dall’altra.

Il rifugio non è custodito ma è sempre aperto, ideale quindi per riscaldarsi se le temperature sono basse.

Il ritorno, sulla stessa tratta dell’andata, è molto veloce, con le racchette sembra quasi di volare. In men che non si dica scendiamo al Pian Taiöi e alla Cascina di Prato – dove ci fermiamo per una breve pausa-set fotografico (un grande grazie alla pazienza di mio marito…!) – e arriviamo a Nante.

Quanta gioia ad alta quota per la racchetta alla Capanna Garzonera?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 2H20, RITORNO: SI VOLA!!!
LUNGHEZZA12.5KM
DISLIVELLO649M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSONO MA AL RIFUGIO GARZONERA, CHE NON È CUSTODITO, CI SI PUÒ CUCINARE QUALCOSA 🙂
ACQUA SUL PERCORSONON IN INVERNO
ADATTO AI BAMBININON IN INVERNO
PUNTI PANORAMICISÌ, SULL’ALTA LEVENTINA
PARCHEGGIOSÌ, A NANTE CI SONO DIVERSI PARCHEGGI

Qualche immagine…

Dove racchettare in Ticino? Al Monte Boglia, e chi l’avrebbe mai detto!

Capita, puntualmente, che al primo fiocco di neve venga voglia di fare la prima racchettata della stagione, immersi in un paesaggio fiabesco. Un passaggio che permetta di trascorrere una giornata nella neve, facendo nel contempo sognare la tanto attesa settimana bianca. E quindi, ancor più puntualmente, ci si inizia ad interrogare su dove racchettare in Ticino, magari senza andare troppo lontano e senza stare otto ore in auto. 

Dove racchettare in Ticino? E la risposta…

…quest’anno è tanto semplice quanto poco scontata! Infatti, con la prima nevicata (anche a basse quote) in Ticino è scesa talmente tanta neve che i classici itinerari escursionistici ben si prestano a una passeggiata con le racchette. Scegliamo quindi un itinerario che ci sta tanto a cuore, perché un classico della regione in cui viviamo, ma che non abbiamo mai percorso in inverno: il Monte Boglia! 

Ecco quindi l’itinerario suggerito 

7 dicembre 2020, Bré, area di svago (m800 circa) – Valle dei Cugnoli – Fontana di Busi – Carbonera – Sasso Rosso (m1294) – Monte Boglia (m1516) – Sasso Rosso (m1294) – Carbonera – Fontana di Busi – Materone (m931) – Bré, area di svago (m800 circa) 

Link all’itinerario su Svizzera Mobile

Pronti, partenza, via!

Partiamo dall’area di svago di Bré, dove vi è un comodo parcheggio. Nevica, è grigio e regna una pace assoluta. La quantità di neve caduta nei giorni scorsi ci permette di mettere da subito le ciaspole: incredibile!

Da bambina ho percorso, penso, mille volte la Valle dei Cugnoli, al punto da quasi odiarla. Ma in realtà è un posto splendido, un comodo sentiero ombreggiato, che si arrampica a zig-zag fino ad arrivare alla Fontana di Busi, classica prima pausa dove riposare prima di procedere e bere dalla fontana (e non solo da bambini, anche se questo è un ricordo per me indelebile!). 

Dalla Fontana di Busi si comincia a fare sul serio e si seguono i cartelli in direzione Monte Boglia. La neve inizia a essere davvero abbondante e si affonda sempre di più! Siamo quasi da soli e c’è un silenzio incredibile! 

Il sentiero non presenta grandi difficoltà, basta procedere passo dopo passo – racchetta dopo racchetta in questo caso – facendo attenzione unicamente alla neve che cade dagli alberi! Arrivati al Sasso Rosso il sentiero diventa più stretto e il ricordo delle gite al Boglia in estate diventa vivido: da qui le curve per salire sono sempre di più e gli alberi sempre di meno!

Anche se è inverno non è tanto diverso: le mille curve per salire non sono cambiate e gli alberi nemmeno, con la differenza che le fronde sono appesantite dalla neve e quindi dobbiamo spostarle con le mani per poter continuare a salire! Adoro, sembra di essere in Lapponia! 

Quando finalmente s’inizia a scorgere la croce del Monte Boglia, anche Lugano e il suo lago si fanno timidamente vedere. Ma la visuale sulla città dura ben poco perché riprende a nevicare sul serio. Che si vede sempre bene, invece, è la meta finale… che però non arriva mai!!! Gli ultimi dieci minuti in queste condizioni sono impegnativi ma una volta in cima veniamo ampiamente ripagati. È tutto una meraviglia ed è in questi momenti che mi rendo conto di essere fortunata.

Non ci fermiamo a lungo perché è piuttosto freddo e quindi scendiamo con le nostre ciaspole, che in alcuni momenti si trasformano in degli sci (unicamente per il fatto che io sono molto spesso per terra!). Ci divertiamo come pazzi e una volta arrivati alla Fontana di Busi decidiamo di rientrare a Bré percorrendo un itinerario diverso da quello dell’andata: svoltiamo infatti a sinistra e prendiamo il sentiero che porta dapprima al Matterone e infine in paese. 

Torniamo alla zona di svago beati, certi che la prima ciaspolata al Boglia non la dimenticheremo mai! 

Quanta gioia ad alta quota per la racchettata al Monte Boglia?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATACON LE CIASPOLE: ANDATA 3H, RITORNO 1.5H
LUNGHEZZA9.48 KM
DISLIVELLO783m
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSONO
ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINISÌ, SE SONO ABITUATI A CAMMINARE
PUNTI PANORAMICIMOLTI (OVVIAMENTE SE NON NEVICA!)
PARCHEGGIO SÌ, ALLA ZONA DI SVAGO DI BRÉ

Qualche immagine…

Lagh de Calvaresc: il lago a forma di cuore più famoso della Svizzera italiana

Era moltissimo tempo che avevamo nel mirino il Lagh de Calvaresc, il lago a forma di cuore più famoso della Svizzera italiana. Si trova in Val Calanca, quindi nel Grigione italiano e, lo dico subito per dovizia d’informazione, raggiungerlo richiede un buon allenamento: la salita, infatti, è piuttosto impegnativa, sia che si decida di raggiungerlo da Rossa, sia che si voglia partire dall’Alp de Bec. Ma vale decisamente lo sforzo!

Lagh de Calvaresc: quando l’attesa aumenta il desiderio!

Per qualche strana ragione era anche moltissimo tempo che rimandavamo questa escursione. Non so perché… semplicemente non c’era mai la costellazione ideale! E si sa che l’attesa aumenta il desiderio (soprattutto quando c’è di mezzo il cuore…)! 

Ecco quindi l’itinerario suggerito

7 novembre 2020, Rossa (m1070) – Ör de Sott e Ör de Sora – Alp de Calvaresc Sott (m1835) – Alp de Calvaresc Sora (m2131) – Lago Calvaresc (m2215) – Alp de Calvaresc Sora (m2131) – Capanna Boffalora (m2080) – Alp de Calvaresc Sott (m1835) – Rossa (m1070) 

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

Dopo tanto attendere questa giornata, parto da Rossa carica come una molla. Un sabato d’autunno senza una nuvola e la voglia di scaricare la settimana come migliori premesse. 

Sin da subito mi è chiaro che raggiungere il lago non sarà una passeggiata. Più il sentiero si arrampica sulla montagna e più diventa ripido, con alti scalini per chi (anche oggi!) ha gambe più lunghe delle mie. Arrivare fino a Ör de Sott, e poi de Söra, è già uno sforzo non indifferente e vanno via così i primi 400 metri di salita. Inizia poi un bosco di conifere molto fitto, all’interno del quale, che ve lo dico a fare, si continua a salire. E a far fatica. 

Quando il bosco finisce ci ritroviamo all’Alp de Calvaresc Sott. La vegetazione è bellissima. I prati sono colorati di giallo e oro mentre gli alberi, tutt’attorno, sfumano dal verde, al marrone, all’arancione. Ci guardiamo un po’ intorno, giusto per capire dove possa essere il lago, e dal rumore della cascata intuiamo la direzione. 

E quindi ancora su, ovviamente, arrampicandoci per brevi tratti anche con le mani e utilizzando le catene. Per fortuna la vista non è a strapiombo, ma attenzione al ghiaccio e di riflesso a dove mettere i piedi! Quando arriviamo all’Alp de Calvaresc Sora ci ritroviamo su una sorta di terrazza da cui si gode di una vista magnifica sulle cime della Val Calanca. E da cui si riesce finalmente a intuire dove si trova il lago! 

Non manca più molto e in circa una ventina di minuti siamo al lago. Lo scenario che si presenta davanti ai nostri occhi è splendido: le cime e le pareti attorno al lago sono innevate, ma solo nei punti in cui non batte mai il sole, creando quindi un gioco di luci molto speciale. E in realtà arrivare al lago non è sufficiente per percepire la sua naturale forma di cuore, bisogna salire ancora! Sembra uno scherzo – del resto l’amore non lo è, ogni tanto? – ma non lo è! Fortunatamente però si tratta davvero solo di 5 minuti, ma 5 minuti fondamentali per godersi appieno uno spettacolo forse unico in Svizzera. Un cuore. Un cuore blu!

Questa volta la pausa pranzo (e foto, perché ci scateniamo) dura un po’ più del solito, è novembre ma sembra primavera (ok, ok, sarà l’effetto del lago a cuore che fa sentire le farfalle…) e vista la fatica fatta per salire sarebbe un peccato non godersi il momento. 

Dopo un’oretta, però, è ora di scendere, anche perché lungo il ritorno vogliamo passare a dare un’occhiata alla Capanna Boffalora, sia per evitare un pezzo di discesa che sembrava un po’ ghiacciato e quindi poco simpatico, sia per cambiare in parte itinerario. La scelta si rivela azzeccata perché la parte di sentiero che va dall’Alp de Calvaresc Sora alla Capanna Boffalora, tagliando la montagna, è veramente molto bella (anche se ci fa allungare l’escursione di circa un’oretta). La seconda parte dell’attraversata è orfana di sole e quindi riserva alcuni passaggi scivolosi, per i quali la prudenza risulta essere la migliore alleata. La Capanna purtroppo è chiusa ma… torneremo l’anno prossimo! Da qui scendiamo all’Alp de Calvaresc Sott, da dove torniamo a Rossa. Siamo distrutti, la discesa fa davvero rimpiangere la salita e le gambe e le ginocchia chiedono pietà. Il cuore, però, è felice!  

Quanta gioia ad alta quota per il Lagh de Calvaresc?

Classificazione: 5 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 3 H, RITORNO: 3 H
LUNGHEZZA13.7KM
DISLIVELLO1457M
DIFFICOLTÀT3
RISTORO SUL PERCORSOSÌ, ALLA CAPANNA BOFFALORA
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINIANCHE NO
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Il ghiacciaio del Forno e la capanna del Forno, uno spettacolo da vedere

Ci sono posti, nel mondo, che finché non li vedi non credi. Posti di una bellezza talmente incredibile da farti sentire quasi fuori posto per aver osato avvicinarti. La Valle del Forno, con il ghiacciaio del Forno e l’omonima capanna, è uno di questi. E averla in Svizzera è una fortuna.

Il ghiacciaio del Forno ti lascia senza fiato

Per raggiungere il ghiacciaio del Forno ci sono due possibilità. Ed entrambe ti lasciano senza fiato. Non solo per lo sforzo che richiedono ma anche per la bellezza in cui t’imbatti. Vi è la “Normalerweg”, più facile seppur impegnativa e percorribile anche con i bambini, e poi vi è la “Panoramaweg”, decisamente più difficile e con un nome non casuale: offre infatti i più bei panorami del paesaggio circostante e passa accanto a diversi incantevoli laghi di montagna. Noi decidiamo di prendere quest’ultima all’andata, per poi tornare dalla via normale.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

19 luglio 2020, Maloja-Orden (1820m) – Lago Cavloc (1907m)- Plan Canin (1975m) -Laghetto dei Rossi (2364m) – Laghetto senza nome (2751m) – Capanna del Forno (2574m) – ultimi metri del ghiacciao del Forno (2232m) – Plan Canin (1975m) – Lago Cavloc (1907m) – Maloja-Orden (1820)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Pronti, partenza, via!

La partenza è da Maloja. Il mio consiglio è di lasciare l’auto all’ultimo parcheggio prima del Lago Cavloc, in zona Orden. Da lì poi la prima parte di percorso è su strada carrozzabile fino al Lago Cavloc. Arrivarci per me è un po’ come tornare bambina, quando in estate ci venivo con la mia famiglia e da Maloja mi sembrava lontanissimo. E pensare che, oggi, ci abbiamo messo una quarantina di minuti e che davanti ne abbiamo ancora mooooooolti di più. Alle otto e trenta del mattino il lago è calmissimo e l’aria è ancora così fresca che si crea una nebbiolina bassissima surreale. Ma non abbiamo tempo per fermarci e quindi proseguiamo con passo spedito fino a Plan Canin.

A Plan Canin il sentiero si dirama: andando diritti si percorre la “Normalerweg” per andare alla Capanna del Forno, mentre svoltando a sinistra si prende la “Panoramaweg”. Noi decidiamo di prendere quest’ultima, per poi tornare dalla via normale.

Iniziamo quindi a salire in direzione Passo del Muretto e Capanna del Forno e poi, dopo circa tre quarti d’ora di salita, seguiamo le indicazioni disegnate sulle pietre in direzione della Capanna del Forno. Arriviamo al Laghetto del Rossi, ancora innevato, da dove si gode di una vista eccezionale sul Lago Cavloc e su parte dell’Alta Engadina. Riprendiamo un po’ di forze e torniamo a salire per altri tre quarti d’ora. È una salita piuttosto impegnativa, che chiede una gamba un po’ allenata e scarpe giuste. Inizia a fare caldo quando arriviamo in cima alla salita e davanti a noi si ergono, maestose da far impressione, le montagne della Valle del Forno.

Dentro di me molte emozioni, che non si placano perché la tratta mancante richiede davvero molta concentrazione, soprattutto a chi, come la sottoscritta, soffre di vertigini. Il sentiero, pur spianando, taglia infatti la montagna e sotto di noi… il vuoto! Sono tre quarti d’ora lunghi, per me che parlo poco quando sono tesa, e per mio marito che deve gestire le mie emozioni. Ma va tutto bene e il luogo in cui arriviamo, un laghetto blu in parte ghiacciato, incastonato nelle pietre, scioglie tutta la tensione. È davvero magnifico. Appena superato il laghetto poi si vede lui, il ghiacciaio del Forno.

Magia. È bianco, sembra una pennellata perfetta tra le montagne grigie e imponenti. Si staglia contro alcune nuvole bianchissime che corrono nel cielo blu, al punto che assomiglia essere una loro continuazione. E a me sembra unico e immenso, anche se so molto bene che, negli anni, ha purtroppo perso molti metri.

Da qui in una mezzoretta arriviamo alla Capanna del Forno. La discesa di 200 metri di dislivello, è speciale, perché hai sempre davanti il ghiacciaio e ti permette di fissarlo negli occhi e nel cuore.  

Alla Capanna del Forno recuperiamo le forze con un ottimo pranzetto in terrazza. Le persone normali, penso, si godrebbero il pomeriggio qui, prendendo il sole e riposandosi dopo poco meno di 5 ore di marcia. Ma noi non siamo normali. E quindi torniamo a Maloja, questa volta prendendo la Normalerweg.

Anzitutto scendiamo al livello del ghiacciaio, dove lo si può toccare (e come non farlo?). Questa discesa, che dura circa un’oretta, non è bellissima, dobbiamo fare molta attenzione a dove mettiamo i piedi perché il terreno è sdrucciolevole. In compenso è molto bello il panorama. L’ora seguente è invece più tranquilla e ci riporta, con il fiume sempre sulla destra a tenerci compagnia, al Plan Canin, chiudendo il cerchio. Da qui torniamo al Lago Cavloc e, infine, a Maloja. Siamo distrutti, le gambe sono doloranti ma la felicità è tanta. Non siamo andati lontano da casa ma porto via con me la stessa ricchezza come se fossimo stati dall’altra parte della terra.

Quanta gioia ad alta quota per il ghiacciaio del Forno e la Capanna del Forno?

Classificazione: 5 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA 4H50, RITORNO 3 H
LUNGHEZZA19.45KM
DISLIVELLO1410M
DIFFICOLTÀT3/T3+
RISTORO SUL PERCORSOSÌ, ALLA CAPANNA DEL FORNO
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINIEVENTUALMENTE LA NORMALERWEG
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…