Scopriamo insieme la salita al Monte Bisbino!

In una splendida giornata di maggio vado alla scoperta di un altro angolo di Mendrisiotto che non conoscevo, il Monte Bisbino. Un’escursione non esageratamente impegnativa, alla portata anche di chi non è abituato ad andare tutte le settimane in montagna, che soprattutto durante la salita regala i suoi scorci migliori: dal Mendrisiotto alla Lombardia, dal lago di Como alla Madonnina del Duomo di Milano che, nelle giornate più terse, brilla in lontananza.

Dal fascino di Sagno agli scorci del Bisbino

Il Monte Bisbino in Ticino è molto conosciuto anche per una bevanda alcolica, il gin artigianale, prodotta proprio ai suoi piedi, a Sagno. Sagno che è il nostro punto di partenza e che è un paesino super affascinante che profuma di tradizione e che ti fa da subito sentire in vacanza.

Ecco quindi l’itinerario suggerito…

1° maggio 2025, Sagno (m691) – I Crusétt (m908) – Ul Praa Pian (m1115) – La Sola (m1162) – Monte Bisbino (m1244) e ritorno sullo stesso percorso

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Pronti, partenza, via!

Posteggiamo l’auto a Sagno. Vi è uno spiazzo con dei parcheggi alla fermata dell’autopostale. I cartelli segnaletici con l’indicazione “Monte Bisbino” si intravvedono subito. Si cammina su strada asfaltata finché non si imbocca il sentiero, che diventa presto mulattiera.

Questa prima parte è tutta nel bosco, in salita, finché non si arriva in località I Crusétt, situata al confine tra Svizzera e Italia. Da qui il sentiero prosegue più dolcemente lungo il crinale, inizialmente ancora nel bosco, permettendo di prendere un po’ di fiato.

Quando si esce dal bosco inizia il tratto dell’escursione che ho preferito, con scorci dapprima sulla Valle di Muggio, sul Mendrisiotto e sulle sue cime (sto già puntando la prossima…) e in seguito anche sul Lago di Como. Si arriva poi a Ul Praa Pian, un pratone ideale per fare una sosta prima di affrontare l’ultimo tratto di sentiero che porta alla cima.

Quest’ultimo si snoda in parte ancora nel bosco. Sono gli ultimi metri di salita prima di arrivare al Monte Bisbino. Dalla vetta, in una giornata limpida e di sole, il panorama è speciale e la vista si apre in modo spettacolare, con lo sguardo che spazia dal Mendrisiotto alla Lombardia, dal lago di Como alla Madonnina del Duomo di Milano, alle alpi svizzere.

La cima in sé, a mio avviso, non è così affascinante, non è selvaggia come mi sarei aspettata: alcune antenne e la presenza della strada asfaltata che sale dall’Italia (Cernobbio) tolgono un po’ di magia all’atmosfera. Ma del resto, dico sempre, è il viaggio che conta, non la destinazione 😉

Dopo un meritato pic nic decidiamo di tornare verso Sagno sullo stesso sentiero: l’obiettivo è rilassarci e quindi ce la prendiamo molto comoda, godendoci il panorama da ogni sua prospettiva.

Quanta gioia ad alta quota per l’escursione al Monte Bisbino?

Classificazione: 3.5 su 5.

Qualche dato…

DURATACIRCA 2 ORE ALL’ANDATA (SALITA) E CIRCA 1.15 AL RITORNO (DISCESA)
LUNGHEZZA9.1 KM IN TOTALE
DISLIVELLO591M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSOIN CIMA AL MONTE BISBINO C’È UN RISTORO (ITALIA)
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSONO
ADATTO AI BAMBININON PRIMA DEI 5 ANNI SECONDO ME
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIOIN PAESE A SAGNO

Qualche immagine…

Alpe di Caviano breve ma intensa

In questo periodo sono costantemente alla ricerca di escursioni brevi, a prova di treenne (ed eventualmente anche di passeggino). Escursioni brevi ma intense, che permettano di godersi la tanto amata montagna senza per forza macinare decine di chilometri e centinaia di metri dislivello. Ecco quindi che mi ricordo del territorio del Monte Generoso e, per la precisione, dell’Alpe di Caviano.

Alpe di Caviano, terrazza naturale sul Mendrisiotto

L’Alpe di Caviano a dire il vero l’ho conosciuta un paio di anni fa grazie al lavoro ed era quindi da un po’ nella mia personale “Bucket List”. Per raggiungerla ci sono diversi sentieri ma in questo sabato di inizio primavera scelgo quello che mi sembra più semplice e, appunto, a prova di treenne (che magari cammina, magari non ne ha voglia, magari corre, magari dorme nel passeggino, magari si butta per terra, magari… insomma, ci siamo capiti).

Ecco quindi l’itinerario suggerito…

28 marzo 2024, Balduana (m1100) – La Grassa (m1090) – Alpe di Caviano (m957) e ritorno sullo stesso percorso

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Pronti, partenza, via!

Posteggiamo l’auto in zona Balduana (se volete allungare la passeggiata di circa 10-15 minuti, consiglio di lasciare la macchina al parcheggio di Bellavista, sono più o meno 10/15 minuti di tragitto in più). Passiamo dal Dosso dell’Ora e ci dirigiamo, su strada dapprima asfaltata e in seguito sterrata, verso la Grassa. Qui il sentiero si divide e noi proseguiamo in direzione Alpe di Caviano (i cartelli la danno in 35 minuti).

L’itinerario è facile, la strada forestale è infatti in leggera discesa e parzialmente all’ombra del bosco. Nell’ultimo tratto si trasforma in mulattiera e la pendenza della discesa aumenta man mano che ci si avvicina all’Alpe. Questo aspetto è da tenere presente per il ritorno a pancia piena 🙂

L’Alpe di Caviano non si vede finché non si esce dal bosco e ci si ritrova, quasi da un momento all’altro, su una terrazza naturale, da dove si gode di una vista interminabile e spettacolare che va dal Mendrisiotto alle Alpi.

L’Alpe di Caviano – che fa parte dell’Albergo Diffuso del Monte Generoso – è stata recentemente ristrutturata ed è un gioiellino. L’accoglienza è calorosa e il cibo molto buono. All’esterno vi sono una splendida terrazza dove godere del sole e della vista e un bellissimo pratone perfetto per qualsivoglia attività da treenne.

Ritorniamo seguendo lo stesso sentiero percorso all’andata. Di conseguenza il primo tratto è decisamente in salita e il resto dell’itinerario è in leggera salita. Prima di tornare all’auto facciamo una breve deviazione verso l’Alpe La Grassa per vedere gli animali. E chi si aspettava di vedere, proprio qui, un meraviglioso pavone?!

Una splendida giornata immersi nella natura, cosa volere di più per questa prima escursione primaverile?

Quanta gioia ad alta quota per l’escursione all’Alpe di Caviano?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATA45 minuti all’andata e 50 minuti circa al ritorno
LUNGHEZZA6 KM in totale
DISLIVELLO148M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSOALL’ALPE DI CAVIANO
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSONO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIOBELLAVISTA, O ZONA BALDUANA, O ZONA DOSSO DELL’ORA

Qualche immagine…

Dal Lago del Naret al laghetto Laiòzz

Ce l’avevo nel mirino da tempo, il laghetto Laiòzz. Per la precisione da quella volta che ero salita al Lago del Naret, in piena estate, e avevo trovato ancora una quantità di neve pazzesca, tale da impedirmi l’escursione che avevo programmato. Ma questa volta sono stata più furba: ho scelto la fine dell’estate… e ho scelto bene!

Dal Lago del Naret al laghetto Laiòzz: da una meraviglia all’altra

In uno splendido sabato di metà settembre ci avviamo quindi verso il Narèt. Partiamo presto perché, anche in questo caso, la trasferta è abbastanza lunga. Fusio, già, non è vicinissimo, e il Lago del Naret dista circa 15 km dal villaggio, quindi un’altra mezzora abbondante di auto. Ma arrivati alla diga il paesaggo è meraviglioso e lo diventa ancor di più passo dopo passo.

Ecco quindi l’itinerario suggerito…

18 settembre 2021, Lago del Naret(m2308) – Lago del Corbo o lago piccolo di Naret (m2349) – Lago Cristallina (m2399) – Laghetto Laiòzz (m2366) – Lago del Naret (m2308)

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Pronti, partenza, via!

Parcheggiamo l’auto poco sotto la diga e con grande sorpresa, pur essendo già le 10.30, siamo i primi. Ci avviamo a piedi percorrendo la strada asfaltata che, dove si incrociano le due dighe, va verso destra. In cinque minuti arriviamo ai cartelli gialli e, inizialmente, seguiamo le indicazioni che portano verso la Capanna Cristallina. Vi è subito uno strappetto non indifferente, che però porta a un punto molto panoramico, con una vista spettacolare sulle due dighe e sul lago. Quest’ultimo è di un colore incredibile e brilla sotto il sole settembrino.

Da qui, dopo una ventina di minuti, il sentiero si dirama. Non andiamo alla Capanna Cristallina ma procediamo costeggiando il lago fino alla sua fine, pur se in altitudine, finché il sentiero non inizia a salire verso il Lago del Corbo (o lago piccolo di Naret). I cartelli indicano come direzione finale il Lago Nero. Il Lago del Corbo è molto poco profondo e con poca acqua, lungo e stretto, e circondato interamente dal pascolo. Uno scenario speciale.

Il sentiero si perde un po’ e per continuare bisogna cercare con molta attenzione i segni bianchi e rossi dipinti sulle pietre. Senza perderci d’animo, in una decina di minuti arriviamo al Lago Cristallina, che ci sorprende per avere, sulle sue rive, tantissimi piccoli fiori bianchi “pelosi” (concedetemi il termine ma proprio non saprei con che altre parole descriverli!).

Ripartiamo quasi subito in salita, continuando a navigare un po’ a vista, fino a incontrare il sentiero che sale direttamente dal Lago del Naret). Questo significa che non siamo lontani dalla meta finale, il laghetto Laiòzz! E infatti manca solo un quarto d’ora di falso piano per arrivarci.

Il laghetto Laiòzz appare d’improvviso in tutta la sua meraviglia. Rimane sotto il sentiero ed è di un blu tanto luminoso quanto scuro e al suo centro ha un isolotto che lo rende unico. Si trova in una sorta di conca e deve in parte il suo colore alle pietre che lo circondano e alle montagne attorno che lo guardano dall’alto. Pure noi lo guardiamo all’alto, esasiati! Anche le nuvole che corrono in cielo contribuiscono a rendere lo scenario estremamente affascinante.

Dopo una lunga pausa torniamo verso il Lago del Naret in circa un’oretta, passando dal Passo del Sasso Nero. La discesa è facile e allietata dalla vista sul lago.

Una passeggiata facile e splendida, una regione che a mio avviso è tra le più belle del nostro Cantone e, non da ultimo, dopo tanto tempo un piccolo sogno realizzato: finalmente il Laghetto Laiòzz!

Quanta gioia ad alta quota per l’escursione al Lago del Naret e al laghetto Laiòzz?

Classificazione: 5 su 5.

Qualche dato…

DURATA2H40 CIRCA
LUNGHEZZA8 KM
DISLIVELLO397M POSITIVO,395 NEGATIVO
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSONO
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSONO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIOAPPENA SOTTO LA DIGA

Qualche immagine…

5 escursioni in Ticino… per scaldare le gambe!

La bella stagione sembra essere arrivata e con lei le molte possibilità di escursioni che offre il Ticino. Personalmente ogni anno, in questo periodo, inizio a pensare a tutte le passeggiate che vorrei fare nel corso della stagione e a stilare una lista dei desideri. Alcuni realizzabili, alcuni meno. 

La bella notizia è che per l’escursionismo la stagione è lunga (primavera-estate-autunno) e ci sono molti mesi per completare la wish list. La brutta notizia è che per alcune escursioni bisogna essere un po’ allenati. 

Prima di partire a bomba vale quindi la pena scaldare le gambe: in questo articolo vi propongo 5 escursioni in Ticino che mi stanno a cuore e che ritengo utili proprio per iniziare a carburare e arrivare all’estate pronti per affrontare le salite più ripide del cantone! 

Pronti? Seguitemi! 

1. 5 escursioni in Ticino: il Monte Boglia

Tra le 5 escursioni in Ticino che amo e che ritengo perfette per iniziare, il Monte Boglia è un classico di ogni stagione – che questo inverno abbiamo potuto percorrere anche con le racchette grazie alla molta neve caduta pure nel Luganese – e che non delude mai. 

La salita dall’incantevole villaggio di Bré è sì ripida ma in realtà mai troppo aggressiva. Anzi, partendo dalla zona di svago, e quindi percorrendo la Valle dei Cugnoli fino alla fontana di Busi, è lenta e dolce. Dalla fontana alla vetta del Monte Boglia la musica, e la pendenza!, però cambiano. 

Ma l’unico vero problema è che quando arrivi in cima è difficile riprendere fiato: il Monte Boglia è una sbandata potente, da farfalle nello stomaco, che ti lascia con le palpitazioni al cuore e senza fiato! La vista è infatti pazzesca, soprattutto nelle giornate terse. Nelle immagini sottostanti – di escursioni al Boglia in giornate diverse – potete rendervene conto da soli.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

Bré, area di svago (800m circa) – Valle dei Cugnoli – Fontana di Busi – Carbonera – Sasso Rosso (1294m) – Monte Boglia (1516m) – Sasso Rosso (1294m) – Carbonera – Fontana di Busi – Panchette (851m) – Piani – Bré Paese – Bré, area di svago (800m circa) 

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Qualche immagine…

2. 5 escursioni in Ticino: il Monte Bar

Il Monte Bar è un altro classico di ogni stagione che rientra tra le 5 escursioni in Ticino perfette a inizio stagione. Un’escursione conosciuta da (quasi) tutti e che (quasi) tutti hanno fatto almeno una volta nella vita. Ma soprattutto una passeggiata che puoi ripetere più volte all’anno senza mai percorrere lo stesso sentiero e, quindi, senza mai annoiarti. 

Personalmente consiglio la salita da Corticiasca, che nei mesi più caldi permette di camminare, in parte, anche all’ombra, e che nell’ultima parte del suo itinerario regala splendidi e insoliti scorci sulla Val Colla, sui Denti della Vecchia e sulla Grande Lugano. Una volta arrivati alla Capanna del Monte Bar, la vetta è raggiungibile in poco meno di 30 minuti.

Per i più pigri la soluzione più comoda è sicuramente quella di parcheggiare l’auto sullo spiazzo accanto a quella che i locali chiamano “la sbarra”, ossia alla fine della strada forestale che sale da Bidogno. Si prosegue poi a piedi su una comoda strada asfaltata, passando dall’Alpe Rompiago. Attenzione però, in alta stagione è davvero difficile, se non impossibile, trovare un posto dove lasciare l’auto!

Terrazza assolata su Lugano, the place to be nei weekend luganesi anche grazie alla super capanna presente in quota, il Monte Bar non è una cotta primaverile passeggera ma un amore fedele e duraturo.  

Ecco quindi l’itinerario suggerito

Corticiasca (1056 m) – Monte (1053m) – Costa del Vallone –  Capanna Monte Bar (1608m)– Alpe Musgatina (1384m) – Monte – Corticiasca (1056m) 

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3. 5 escursioni in Ticino: il Ponte Tibetano Carasc

Tra le 5 escursioni in Ticino adatte per iniziare la stagione non può mancare il Ponte Tibetano Carasc, conosciuto non solo in Ticino bensì anche fuori cantone e oltre confine. Ogni distretto vorrebbe avere un Ponte Tibetano ma l’onore, per il momento, è della sola Bellinzona, per la precisione dei quartieri di Monte Carasso e di Sementina, collegati proprio dai 270 metri di ponte. 

Raggiungerlo a piedi non è troppo impegnativo. Una soluzione che permette di conoscere bene la zona è salire da Sementina verso San Defendente, da cui procedere verso il Ponte Tibetano. Una volta attraversata a piedi l’attrazione senza guardare troppo in basso – il ponte si trova infatti a 130 metri rispetto al fondovalle! – il mio consiglio è quello di dirigersi dapprima verso la Chiesa di San Bernardo e, in seguito, verso il bellissimo nucleo di Curzùtt. Sarebbe un vero peccato perdersi questo luogo magico, carico delle più antiche tradizioni del nostro territorio. 

Vi consiglio di visitare il sito www.curzutt.ch per scoprirne di più, anche perché a Curzùtt c’è un ottimo ristorante! Ringrazio Isotta Bertinelli per le splendide foto che potete ammirare qui sotto! 

Da Curzùtt si torna a Sementina (o a Monte Carasso) seguendo i classici cartelli gialli. Attenzione alle gambe, la discesa è piuttosto ripida! 

Per chi non volesse camminare troppo, vi è la possibilità di salire fino a Curzùtt con la funivia (meglio prenotare): da questo bellissimo nucleo il ponte si raggiunge in circa 50 minuti di camminata. 

Da brivido e perfetto per chi vuole provare emozioni forti, il Ponte Tibetano è il classico amore un po’ birbante in cui, per fare un passo avanti, devi perdere l’equilibrio per un attimo… in questo caso però ad occhi chiusi! 

Ecco quindi l’itinerario suggerito

Sementina(247m) – San Defendente (631m) – Selvatico – Ponte Tibetano – San Bernardo (614m) – Curzùtt – Tizott – Lòri – Sementina (247m)

4. 5 escursioni in Ticino: il Monte San Giorgio

Un’altra delle 5 escursioni in Ticino che vi consiglio per iniziare la stagione è la salita al Monte San Giorgio. Monte San Giorgio che, scusate se è poco, è inserito nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’umanità UNESCO. 

L’itinerario che consiglio parte da Meride, dalla Chiesa di San Silvestro. Inizialmente si cammina su una mulattiera lastricata piuttosto ripida (ma per lo meno all’ombra). La cima del Monte San Giorgio si raggiunge in circa un’ora e trenta di camminata, con una parte di salita finale abbastanza impegnativa. Giunti in vetta gli sforzi vengono però ripagati dalla splendida vista sul Lago Ceresio. 

Per tornare a Meride vi sono alcune possibilità, oltre che evidentemente percorrere lo stesso sentiero dell’andata. Una buona soluzione può essere quella di scendere verso l’Alpe Brusino (anche se il sentiero è piuttosto ripido e scivoloso), dove vi è anche un bellissimo grotto dove bere una gazzosa all’ombra dei castagni prima di incamminarsi nuovamente verso Serpiano e, infine, Meride. 

Affascinante poiché ricco di storia, il Monte San Giorgio è come quegli amori che fanno dei giri immensi… ma poi ritornano.  

Ecco quindi l’itinerario suggerito

Meride (579m) – Cassina (901m) – Monte San Giorgio (1097m) – Alpe di Brusino (674m) – Serpiano (653m) – Meride (579m)

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5. 5 escursioni in Ticino: il Pizzo Leone

Un’altra delle 5 escursioni in Ticino perfette per iniziare la stagione è il Pizzo Leone. Ne ho già parlato qui, pagina a cui vi rimando per tutte le informazioni sull’itinerario e per tutte le foto, ed è una gita facile ma non scontata, perfetta per preparare le gambe alle salite ma soprattutto perfetta in primavera, prima che il sole dei mesi estivi trasformi una salita abbordabile in una salita insopportabile: il percorso è infatti completamente al sole! 

L’escursione al Pizzo Leone è stata la mia prima in solitaria. Mille punti panoramici sul Lago Maggiore e sul Locarnese, ognuno con una sorpresa diversa, il Pizzo Leone è un amore inaspettato dopo mesi di calma piatta.

Arnisee Trail: quel che non ti aspetti!

Per l’ultima racchettata di questo inverno abbiamo scelto l’Arnisee Trail, nel Canton Uri. Un’escursione che non conoscevamo ma che ci ha davvero sorpreso per l’inattesa bellezza e la semplicità del percorso, così come per la pace dei luoghi visitati. Gli itinerari da percorrere con le racchette, inoltre, sono due, ciò che dà la possibilità di scegliere la lunghezza di questa bella gita urana.   

Il punto forte dell’Arnisee Trail? L’omonimo laghetto ghiacciato

Tutta l’escursione è molto piacevole e si svolge in un paesaggio invernale incantato. Ma ciò che rende speciale l’Arnisee Trail è l’omonimo laghetto ghiacciato: uno specchio d’acqua non molto grande in cui si specchia il Bristen, una montagna dalla forma piramidale, considerata il simbolo del Canton Uri. Solo questo spettacolo vale la gita.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

28 marzo 2021, Restaurant Alpenblick (m1366)– Arnisee (m1368) – Ludiberg – Mittel Arni (m1290) – Vorder Arni (m1300) – Mittel Arni (1290) – Ludiberg – Rüti – Chänzeli – Arnisee (m1368) – Restaurant Alpenblick  (m1366)

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Pronti, partenza, via!

In una domenica super soleggiata partiamo da Intschi, un piccolo paese urano di cui ignoravamo l’esistenza, dove prendiamo un’altrettanto piccola funivia. I parcheggi sono molto comodi. In 6 minuti circa di viaggio, dove io evito in ogni modo di guardare a valle, giungiamo alla stazione a monte, dove vi è un ristorante (che in questo periodo offre il servizio take-away e che è anche albergo: date un’occhiata, si può dormire in alcuni “barili” giganti!!!) da cui parte l’escursione.

Inizialmente il sentiero costeggia il lago ghiacciato. Poi scende verso due piccoli nuclei di case: Ludiberg, dapprima, e Mittel Arni, in seguito. A Mittel Arni, tra l’altro, si può arrivare anche con la funivia che sale da Amsteg. Pare incredibile che un luogo talmente sperduto sia raggiungibile con due cabine diverse!

Qui il sentiero si divide e prendiamo quello che procede in salita. L’innevamento è ancora buono e ci fermiamo spesso ad ammirare il paesaggio. Credo sia più una scusa per riprendere fiato! Le fattorie e alcuni piccoli rifugi sembrano osservare la valle sottostante. Ben presto, alla fine della salita e dopo una discesa negli alberi un po’ birichina, che ci fa perdere la traccia, iniziamo ad intravvedere la Reuss. Attraversa Erstfeld, Attinghausen e Altdorf e poi arriva a Flüelen, dove si getta nel lago di Uri, braccio del lago dei Quattro Cantoni.

Giungiamo a Vorder Arni, dove facciamo una prima pausa proprio per ammirare questo paesaggio. Peccato solo che, grazie alla solita disattenzione, faccio cadere la borraccia e perdo tutto il thé caldo che avrebbe allietato la nostra pausa!

Ritorniamo poi verso Mittel Arni seguendo un altro sentiero – l’itinerario è infatti circolare – e ancora verso Ludiberg. Anche qui, rispetto all’andata, scegliamo di percorrere un altro sentiero che, attraversando il bosco in salita e mettendoci a dura prova, ci riporta al lago.

Una volta sullo specchio d’acqua vale la pena fare una piccola deviazione, salire a Chänzeli per poi tornare all’Arnisee. Volendo il sentiero continua verso Diessenbrunnen, Torli e la Bergkappelle. Noi però questa volta scegliamo di rilassarci e di goderci una giornata incredibilmente primaverile in un paradiso ancora invernale.

Una racchettata circolare facile ma non scontata in un piccolo paradiso invernale. Assolutamente da segnare!

Quanta gioia ad alta quota per l’Arnisee Trail?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATA1H45 CIRCA
LUNGHEZZA5.4 KM
DISLIVELLO256M
DIFFICOLTÀWT2
RISTORO SUL PERCORSOAll’inizio, al ristorante Alpenblick
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSONO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Monte Gambarogno: minimo sforzo, massimo risultato

Il Monte Gambarogno in realtà non ha bisogno di grandi presentazioni. Svetta sul Gambarogno, dominandolo direi, e dalla sua cima si gode di una vista pazzesca sul Locarnese, sul Lago Maggiore e sulla catena alpina. Ruotando la testa in direzione sud-est, inoltre, si scorgono benissimo anche il Monte Tamaro e il Monte Lema, compresi quindi alcuni tratti della classica e splendida traversata tra questi due. L’escursione dovrebbe stuzzicare l’interesse di tutti perché, per godere di questo spettacolo, basta una camminata di un’oretta circa, con meno di 300 metri di dislivello. Insomma, minimo sforzo, massimo risultato! Cosa state ancora aspettando?

Il Monte Gambarogno, d’estate come d’inverno

Eravamo già saliti al Monte Gambarogno, però in estate, e ci era piaciuto molto. Ci interessava quindi ripetere l’esperienza in inverno, con le racchette, per vedere il contrasto tra le montagne innevate e il blu intenso del Lago Maggiore.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

13 marzo 2021, Alpe di Neggia (m1394) – Monte Gambarogno (m1674)– Alpe di Neggia (m1394)

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Pronti, partenza, via!

Per salire al Monte Gambarogno si parte dall’Alpe di Neggia, che si raggiunge salendo in auto da Vira-Gambarogno. Da Vira-Gambarogno bisogna calcolare circa una mezzoretta di tragitto, tra una curva e l’altra. Sono circa 13 chilometri. Lo scrivo perché la prima volta che siamo stati ero convinta che saremmo arrivati in una decina di minuti… e invece no! Quindi suggerisco di calcolare bene i tempi.

All’Alpe di Neggia vi sono diversi parcheggi. Negli inverni innevati vi è anche in funzione un piattello per chi volesse farsi una sciatina (ina-ina).

Noi siamo saliti con le racchette ai piedi, anche se la traccia, ben definita, avrebbe consentito di raggiungere il Monte Gambarogno solo con gli scarponcini da montagna.

Il sentiero parte, in leggera salita, accanto al piattello. Non si può sbagliare, basta seguire la traccia e alzare la testa: la croce del Monte Gambarogno, che poi è il traguardo finale, è sempre ben visibile. Ben presto si arriva a un bivio: a destra vi è il sentiero che si percorre in estate, e che aggira la montagna sulla destra, a sinistra invece si sale più diretti, fiancheggiando la pista di sci, e proseguendo in seguito a zig zag finché non si arriva in cresta, una cinquantina di metri a sinistra rispetto alla già citata croce.

L’escursione è facile e adatta a tutti, anche in inverno. Consiglio in ogni caso sempre di informarsi sull’innevamento prima di partire, soprattutto se con bambini. La salita, che dura poco meno di un’ora, non è estrema e lo scenario che si presenta davanti agli occhi una volta giunti in cima vale la gita. Se si ha tempo, dopo aver fatto una meritata pausa alla croce ed essersi goduti il panorama, vale la pena avventurarsi lunga la cresta per ammirare anche la vista verso l’Italia.

Scendere, percorrendo lo stesso sentiero, è ancora più facile e veloce (mezzoretta circa) anche se a metà marzo la neve, dopo mezzogiorno, è molle e rallenta un po’ il passo. Prudenza sempre!

Come definisco la gita? Breve ma intensa, per un minimo sforzo ma un massimo risultato. Vi ho convinti?

Quanta gioia ad alta quota per il Monte Gambarogno?

Classificazione: 4.5 su 5.

Qualche dato…

DURATA1H30 circa
LUNGHEZZAKM 3
DISLIVELLO M326 (positivo)
DIFFICOLTÀWT2
RISTORO SUL PERCORSONO
ACQUA SUL PERCORSONO, SOLO ALL’ALPE DI NEGGIA (ANCHE WC)
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Weekend in Svizzera in inverno: la magia della Lötschental

Sono legata ai posti che conosco, sono un po’ abitudinaria, mi piace tornare dove mi sento a casa. Nel contempo però amo le nuove scoperte, mi incuriosiscono e mi entusiasmano. Ed è successo anche con la Lötschental. Non la conoscevo, di lei avevo letto solo che la chiamano la “valle magica”. E ho capito presto il perché. Non la conoscete? Ecco allora un paio di idee per scoprirla, utili per trascorrere uno specialissimo weekend in Svizzera in inverno.

Racchette? Passeggiate? Sci? Nella Lötschental c’è tutto ciò che rende speciale un weekend in Svizzera in inverno

Pur se piccola, la Lötschental – una valle ben lontana dai grandi centri turistici e con pochi villaggi ancora autentici – offre diverse possibilità di svago, dallo sci allo sci di fondo, dalle passeggiate alle escursioni con le racchette. Noi abbiamo deciso di partire per un weekend e di lasciare gli sci a casa. L’obiettivo era stare nella natura, in luoghi possibilmente deserti e soleggiati, per recuperare un po’ di stanchezza e staccare dalle giornate, ormai purtroppo tutte uguali, di questo periodo ancora contraddistinto dalla pandemia.

In questo articolo mi concentro quindi su tre escursioni, fattibili sia a piedi sia con le racchette, che ci hanno regalato due giornate speciali.

1. Emozioni ad alta quota sul sentiero più alto d’Europa!

27 febbraio 2021, Hockenhorngrat (3111 m) – punto panoramico – Hockenhorngrat (3111m)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Ebbene sì! Avete letto bene! Nella Lötschental c’è un’escursione invernale molto particolare che, oltre a essere cortissima, facile e a portata di tutti, si svolge sul sentiero più alto d’Europa e offre un panorama spettacolare. Per arrivarci bisogna salire fino all’Hockenhorngrat con i locali impianti di risalita.

Si prende la teleferica a Wiler, dove vi sono ampie possibilità di parcheggio, e in pochi minuti si arriva a Lauchernalp. Da lì si sale ancora, dapprima con due seggiovie e in seguito con una cabinovia, e si arriva all’Hockenhorngrat, a 3’111 metri! Scesi dalla cabina ci si dirige a piedi verso sinistra, seguendo il sentiero. All’inizio sembra di essere sulle piste da sci ma in realtà non ci si dà nessun fastidio con gli sciatori.

La passeggiata è breve (per andata e ritorno calcolare una quarantina di minuti) ma intensa: il fiato manca, e non solo per l’altitudine, ma anche e soprattutto perché si gode di una vista mozzafiato sulle vette circostanti. Qualche esempio? Il Cervino, il Dôme, il Monte Bianco…

A onor del vero, prima di scendere, abbiamo fatto anche una piccola deviazione che, percorrendo il sentiero dedicato allo sci escursionismo, ci ha permesso di addentrarci ancor di più in questo panorama stupendo e di arrivare proprio davanti al Kleinhockenhorn. Una meraviglia per gli occhi!

Si ritorna poi agli impianti di risalita seguendo lo stesso percorso e si scende nuovamente fino a Lauchernalp.

Consiglio di fare questa breve passeggiata con il bel tempo e di unirla all’escursione circolare che racconto sotto la Gallery.

2. Itinerario ad anello a Lauchernalp, il regno delle famiglie

27 febbraio 2021, Lauchernalp (1968m) – Hockenalp (2048m) – Stafel (2100m) – Lauchernalp (1968m)

Link all’itinerario su SvizzeraMobile

Lauchernalp è un terrazzo sulla Lötschental. Un terrazzo formato da una serie di rustici romantici, dove il sole batte da mattina a sera, dove si scia, dove si passeggia e dove si possono fare escursioni con le racchette.

Noi abbiamo scelto un classico della regione, un itinerario circolare – percorribile sia a piedi che con le racchette, a dipendenza della quantità di neve – che da Lauchernalp porta dapprima a Hockenalp, in seguito a Stafel e infine nuovamente a Lauchernalp. E che evidentemente si può percorrere anche in senso inverso. La passeggiata dura circa un’ora e mezza, si snoda su un percorso di poco meno di 5 km e ha un dislivello di 230 metri circa. Niente di difficile, quindi.

Da Lauchernalp si prende il sentiero che parte sotto l’arrivo della funivia. La prima parte è leggermente in discesa finché, dopo circa un quarto d’ora, si sale a destra, in direzione di Hockenalp. Prima di giungere a questa malga s’inizia ad intravvedere l’attrazione che, secondo noi, da sola vale la passeggiata: la cappella di Hockenalp, dedicata a Sant’Anna. Costruita nel 1959, in legno scuro, fa contrasto con il bianco della neve e il blu del cielo. Una meraviglia.

Da qui, dopo le foto di rito, si riparte in direzione di Stafel. Dopo altri 200 metri in leggera salita, si costeggia una delle due stazioni intermedie. Dopodiché, ad attenderci è lo splendido nucleo di Stafel da cui si gode di un bellissimo panorama su tutta la Lötschental. Qui inizia la discesa su Lauchernalp. Il sentiero si snoda tra i molti bellissimi rustici della collina e porta comodamente all’arrivo della teleferica. Imperdibile, anche per le famiglie!

3. Fafleralp: biglietto andata e ritorno. O solo andata?

28 febbraio 2021, Blatten (1540m) – Kühmad (1625m) – Fafleralp (1787m) – Kühmad (1625m) -Blatten (1540m)

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Nemmeno l’escursione verso la Fafleralp delude. In questo caso si tratta di un itinerario più impegnativo delle passeggiate appena descritte: 9 km, percorribili in massimo 3 ore (andata e ritorno) e con un dislivello di 280 metri. Se però calcolate che alla Fafleralp ci si può fermare per il pranzo o per uno spuntino, o anche solo per un aperitivo, riposandosi al sole… l’escursione si trasforma in una proposta perfetta per riempire l’intera giornata! Così come abbiamo fatto noi!

Si parte da Blatten, l’ultimo villaggio della Lötschental, dove vi sono diversi parcheggi. Ci si addentra nella Valle costeggiando il fiume Lonza. Il sentiero (che affianca la pista di sci di fondo) è in leggera salita fino a Kühmad, un piccolo villaggio costituito da stalle restaurate (ma disabitate) e da una chiesetta. Un posto dove perdersi scattando foto e dove l’unico rumore è quello del fiume che scorre.

Continuando a seguire il sentiero, tornante dopo tornante e chalet dopo chalet si giunge alla Fafleralp. Qui la vista si perde: in una direzione sulla Lötschental e sulle sue cime, tra cui il Bietschhorn, nell’altra verso i ghiacciai del Lang e dell’Anen e verso le Alpi vallesane e bernesi. In linea d’aria, infatti, non siamo per nulla lontani dal ghiacciaio dell’Aletsch. Tra l’altro, la regione Jungfrau-Aletsch-Bietschhorn è iscritta nella lista del patrimonio naturale mondiale dell’UNESCO dal 2001.

Alla Fafleralp vi è un bellissimo hotel con ristorante – ci siamo ripromessi di tornare, in futuro, a trascorrere la notte – dove vale la pena fermarsi per una pausa! Il rientro è in discesa e completamente al sole, epilogo perfetto di un weekend rilassante, in un luogo lontano dal turismo di massa e dalla frenesia quotidiana.

Quanta gioia ad alta quota per la Lötschental?

Classificazione: 4.5 su 5.

Racchettata a Cioss Prato: la Valle Bedretto non delude mai

In questo inizio di anno sono ancora un po’ stanca e acciaccata e quindi ne approfitto per andare alla scoperta di nuovi e facili sentieri da percorrere con le racchette (o ciaspole che dir si voglia). A questo giro è il turno di Cioss Prato, nella sempre splendida Valle Bedretto, e dei suoi due percorsi ad anello. Le previsioni del tempo sono ottime, motivo per cui decidiamo di partire per una racchettata a Cioss Prato.

La meteo però ci gioca uno scherzetto: il sole infatti non si fa vedere, nascondendosi sopra un soffitto di nebbia leggera! Ciò nonostante la giornata riesce perfettamente e ci permette di scoprire un itinerario che non avevamo ancora provato, in un contesto naturalistico idilliaco, nonché di evadere dallo stress della settimana (aspetto mooolto importante!).

La racchettata a Cioss Prato è davvero facile e adatta a tutti

A Cioss Prato gli anelli sono 2 e se combinati tra loro formano un solo itinerario, breve, super abbordabile e con un dislivello minimo, a prova di famiglia. Anche chi ha bambini che non vogliono camminare troppo, o semplicemente chi porta bambini nello zaino, trova quindi in Cioss Prato una soluzione per trascorrere una bellissima giornata nella neve. Anche Svizzera Mobile propone questa racchettata ed è la numero 956.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

20 febbraio 2021, Cioss Prato – Gallinoso (m1516) – Prato (m1569)– Grasso dei larici (m1599) – All’Acqua (m1612)– Cioss Prato

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Pronti, partenza, via!

Il luogo della partenza non si può sbagliare. Infatti risalendo in macchina la Valle Bedretto, da Airolo in una quindicina di minuti si giunge a Cioss Prato. Si nota subito lo sci-lift e vi sono ampie possibilità di parcheggio sia sulla destra che sulla sinistra della strada.

Una volta messe le racchette ai piedi, si può scegliere da che parte iniziare la passeggiata: il percorso è infatti circolare. Noi abbiamo deciso di andare dapprima verso destra, per intenderci in direzione di Bedretto e Airolo.

Il sentiero è da subito ben segnalato e ben battuto, non presenta né salite né discese esagerate, e si snoda in un bosco di larici. Un paesaggio idilliaco che permette un contatto molto stretto e rigenerante con la natura. Un silenzio incredibile. Un bianco che, in questa giornata grigia, si confonde quasi con il cielo.

Una volta arrivati a Prato si cambia direzione e si ritorna verso Cioss Prato, dove dopo una piccola salita si attraversa anche lo sci-lift. Si prosegue poi verso All’Acqua, a cui si giunge dopo circa un’ora dall’inizio della gita e, soprattutto, dopo l’unica vera salita della giornata. Agli sportivi veri forse interessa sapere che al termine di questa salita s’incrocia la traccia che porta alla Capanna Piansecco e al Chuebodengletscher, mete ambite ma decisamente più impegnative (soprattutto la seconda).

Da All’Acqua si segue il sentiero che riporta a Cioss Prato, a cui si arriva in una mezzoretta. Racchettata breve ma intensa e a contatto con una natura di una bellezza incontaminata, come tutta la Valle Bedretto!

Quanta gioia ad alta quota per la racchettata a Cioss Prato?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATA2h circa
LUNGHEZZA4 KM
DISLIVELLO180 M
DIFFICOLTÀWT2
RISTORO SUL PERCORSOAD ALL’ACQUA E A CIOSS PRATO
ACQUA SUL PERCORSONO, SOLO AD ALL’ACQUa E A CIOSS PRATO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICINO
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Racchettata in Dötra, un facile, meraviglioso classico

Raggiungere con le racchette da neve il nucleo di Dötra, situato in Valle di Blenio – per la precisione tra Olivone e il Lucomagno – è un must dell’inverno ticinese: per farlo vi sono diversi itinerari, che non richiedono sforzi particolari. Si può infatti partire sia da Campra, che da Camperio-Piera. Questa questa volta, per la nostra racchettata in Dötra, abbiamo scelto di salire da Camperio-Piera. 

La racchettata in Dötra partendo da Camperio-Piera

Preciso, anzitutto, che a Piera non vi sono moltissimi parcheggi: suggerisco quindi di non arrivare troppo tardi! Se non avete in mente dove si trova Piera, non temete perché non potete sbagliare: poco dopo Camperio, infatti, continuando a salire troverete un nucleo di case e, soprattutto, diverse auto parcheggiate lateralmente sulla strada cantonale. Siete arrivati a Piera!

Ecco quindi l’itinerario suggerito

11 gennaio 2020, Piera (m1306) – Piana di Dasunda (m1687) – Dötra (m1749) – Piana di Dasunda (m1687) – Piera (m1306)

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Pronti, partenza, via!

Partendo da Piera, il primo tratto di percorso è su strada asfaltata e, a dipendenza del livello di innevamento, è possibile mettere subito le racchette. Quando siamo stati noi, a inizio gennaio 2020, a dire il vero il primo pezzo era anche parecchio ghiacciato: quindi in questo caso si è rivelato molto utile avere le racchette!

Partiamo in una mattina soleggiata di inizio gennaio. Non c’è moltissima neve purtroppo e, poco dopo il primo tornante, ci imbattiamo in un cartello che indica la Capanna Dötra. Scegliamo di seguire la direzione segnalata e ci rendiamo subito conto che è una buona idea: ci ritroviamo infatti subito nel bosco, allontanandoci dalla strada asfaltata. La salita non è troppo impegnativa e ci permette di chiacchierare e di guardarci in giro, contemplando la splendida natura che ci circonda.

Usciti dal bosco, sulla destra e poco lontano si vedono le cascine di Oncedo. Continuiamo a salire e ci ritroviamo nuovamente nel bosco. Quel che ci vuole per scaricare la tensione della settimana. A un certo punto attraversiamo il ruscello, ciò che ai miei occhi rende l’itinerario ancor più fiabesco. Non so spiegarvi perché ma in inverno, con la neve, per me i fiumi e i ruscelli aggiungono magia al percorso.

Raggiungiamo poi la Piana di Dasunda e, compiendo gli ultimi passi in salita, arriviamo in Dötra. In totale ci abbiamo impiegato un’ora e un quarto. Il nucleo è molto bello e regala attimi di vera pace.

Non c’è una nuvola in cielo e quindi vale la pena fare uno sforzo in più e salire oltre il nucleo di case. È sufficiente salire una decina di minuti per ritrovarsi davanti agli occhi un panorama molto aperto: si scorgono, tra le altre cime, il Pizzo Rossetto, l’Adula e le splendide montagne della regione del Lucomagno. Una gioia per gli occhi e per il cuore!

Ci concediamo un buon pranzetto al Grotto Dötra e torniamo a Piera. La discesa è veloce, in un’oretta siamo di ritorno alla nostra macchina.

La racchettata in Dötra è molto piacevole e la salita non è faticosa, ciò che rende l’escursione a portata di tutti, anche di chi è alle prime armi con le ciaspole. Purtroppo quel giorno ci siamo lasciati completamente assorbire dalla natura e dal panorama e, di conseguenza, i reperti fotografici sono limitati. Ogni tanto, nei posti speciali, succede anche questo!

Quanta gioia ad alta quota per la racchettata in Dötra?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 1.15H, RITORNO: 1H
LUNGHEZZA6 KM
DISLIVELLO457M
DIFFICOLTÀWT2
RISTORO SUL PERCORSOSÌ, A DÖTRA VI SONO SIA IL RISTORO CAPANNA DÖTRA CHE IL GROTTO DÖTRA
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICINO
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Escursione al Pizzo Leone – Una serie di punti panoramici sul Lago Maggiore

L’escursione al Pizzo Leone è stata, in assoluto, la prima fatta in solitaria. È successo perché quella domenica di ottobre prometteva davvero troppo bene per non essere sfruttata. C’era un sole fantastico e temperature decisamente sopra la media stagionale. E così ho osato e non me ne sono pentita. Ogni tanto basta davvero poco! 

L’escursione al Pizzo Leone è a portata di tutti

Per la mia prima gita da sola ho scelto una meta relativamente facile e adatta davvero a tutti, che abbina uno sforzo non troppo importante a una serie quasi infinita di splendidi punti panoramici sul Lago Maggiore.  Un’escursione che, mio consiglio personale, forse non farei tra luglio e agosto, visto che l’itinerario per la maggior parte è al sole. 

Ecco quindi l’itinerario consigliato

11 ottobre 2020, Porera (1043m) – Chiesetta di Pozzuolo (1181m)– Alpe di Naccio (1395m)– Monte Leone (1659m)– Alpe di Naccio (1395m)– Corona di Pinz (1294m)– Porera (1043m)

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Pronti, partenza, via!

Sono partita dai Monti di Ronco, per la precisione zona Porera. Trovare il posto è meno difficile di quel che può sembrare. Dopo i Monti di Ronco basta continuare a salire, in auto, finché non si raggiunge una serie di parcheggi laterali sulla destra, al termine della quale c’è una barriera. Ho parcheggiato lì. 

Il primo pezzo di cammino lo si fa su strada asfaltata finché non si arriva alla Chiesetta di Pozzuolo. Qui, sulla destra della strada, si prende il sentiero e s’inizia a salire in direzione dell’Alpe di Naccio.  

È una salita che si percorre volentieri e che non pone difficoltà. In grande (grandissima) parte sotto il sole e in piccola (piccolissima) parte nel bosco, la vista è sempre e comunque magnifica e in un’oretta si arriva all’Alpe di Naccio. 

Da qui si vede, poco sopra le ultime case, un belvedere con una croce. Si capisce presto che vale la pena raggiungerlo per fare una pausa, godersi il panorama e riprendere fiato prima del pezzo finale. Alla Croce, infatti, il sentiero si dirama ed entrambe le vie portano al Pizzo. Io ho scelto di andare verso destra e vi consiglio di fare lo stesso. Dopo più o meno una mezzoretta di salita convinta si arriva al Pizzo Leone: una meraviglia! 

La vista è a 360 gradi e spazia dal vicino (sembra…) Gridone, alla parte italiana del Lago Maggiore, al Gambarogno, al Piano di Magadino, a Locarno, ad Ascona e, appena sotto, a Brissago. Ci sono diversi punti strategici per fare un pic nic e mentre mi guardo intorno mi chiedo perché ci ho impiegato una vita intera per salire fino a qui. 

E mi chiedo anche perché non ho mai avuto il coraggio di fare un’escursione in solitaria. Eppure non sono caduta, non mi sono persa, non mi sono fatta male e sono riuscita a godermi ogni attimo! 

Il sentiero per tornare all’auto è lo stesso e quindi basta percorrerlo al contrario. Visto che non ero ancora stanca, però, e che avevo ancora un po’ di tempo, ho optato per una veloce deviazione alla Corona dei Pinci (o Corona di Pinz). 

Si tratta di aggiungere una ventina di minuti di cammino, prevalentemente in pianura, prendendo il sentiero, ben segnalato, che parte subito sotto l’Alpe di Naccio e che passa da Casone. Ne vale davvero la pena: anche dalla Corona dei Pinci, infatti, la vista su Locarno e sul Delta della Maggia è strepitosa e, da lì, la discesa su Porera è poi molto veloce.  

Sono una luganese DOC, o luganocentrica, o sbröia, o luganesina… ma questa escursione tutta locarnese la consiglio caldamente perché è strepitosa! 

Quanta gioia ad alta quota per il Pizzo Leone?

Classificazione: 4.5 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 2H CIRCA, RITORNO 1H CIRCA
LUNGHEZZA4.2 KM
DISLIVELLO 605 M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSONO
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICISÌ… TANTISSIMI E UNO PIÙ BELLO DELL’ALTRO
PARCHEGGIO

Qualche immagine…