I 5 laghi del Pizol: da una sfumatura di blu all’altra

Non esito a definire l’escursione ai 5 laghi del Pizol un classico svizzero. Uno di quei classici da mettere in programma in estate, possibilmente non nel fine settimana per evitare la fila sui sentieri. Un’escursione che non delude e che porta l’escursionista ad ammirare cinque laghi di montagna spettacolari e scenografici.

I 5 laghi dei Pizol: il blu la fa da padrone

I laghi che si vedono durante questa escursione, che si svolge nel Canton San Gallo, sono i seguenti: Wangsersee, Wildsee, Schottensee, Schwzarzee e Baschalvasee. I più belli sono indubbiamente il secondo e il terzo. Ma vanno visti tutti, anche perché l’itinerario non presenta difficoltà particolari.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

23 luglio 2020, Pizol Hütte (2226m) – Wangsersee (m2226), Wildsee (2435m)- Schottensee (2332m) -Schwarzsee (2372m) – Baschalvasee (2174m) – Chalchofen (1836m)

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Pronti, partenza, via!

Si parte da Wangs, dove si prende una gondola fino a Furt. Da Furt si prosegue con una prima seggiovia fino a Gaffia e poi con una seconda fino alla Capanna del Pizol. A questo link trovate tutte le informazioni relative ai prezzi del biglietto.

Dalla Capanna del Pizol occorre fare una deviazione verso sinistra, che dura circa 10 minuti, per andare a vedere il primo lago, il Wangsersee, che a dire il vero non è così speciale.

Da qui poi si ritorna verso la Capanna del Pizol e ci si avvia in salita, seguendo i cartelli gialli, verso il Wildsee. Che invece è spettacolare! Noi lo abbiamo visto in un momento della giornata in cui il sole giocava a nascondino e ciò nonostante l’acqua del lago era di un azzurro molto acceso, che ci ha ricordato gli amati laghi canadesi. A nostro avviso è il lago più bello dell’intera passeggiata e merita tutte le numerosissime foto che abbiamo scattato.

Dal Wildsee si scende (circa 100 metri di dislivello) verso lo Schottensee, anch’esso splendido, più piccolo e rotondo e di un’altra sfumatura di blu. Il sentiero lo costeggia e lascia il tempo di ammirarlo, offrendo anche degli scorci imperdibili sulle montagne circostanti.

Si torna poi a salire per una trentina di minuti circa per meritarsi la vista dall’alto sul quarto lago, lo Schwarzsee. Questo lago è di un blu più scuro, tendente al verde, certamente meno spettacolare dei due precedenti ma non per questo non ideale per un pic nic rigenerante.

Si scende al lago in circa una decina di minuti – attenzione, la discesa è un po’ ripida e come sempre servono scarpe ben profilate – e da qui non manca molto per raggiungere l’ultimo lago, il Baschalvasee. Da qui in circa quaranta minuti si arriva a Gaffia, dove con la seggiovia dapprima e con la gondola in seguito si torna comodamente a Wangs.

L’escursione è bellissima e a portata di tutti. Un classico dell’estate (o dell’autunno) svizzera da non perdere!

Quanta gioia ad alta quota per i 5 laghi del Pizol?

Classificazione: 4.5 su 5.

Qualche dato…

DURATAESCURSIONE CIRCOLARE DI 4H CIRCA
LUNGHEZZA11 KM
DISLIVELLO672M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSOAll’inizio, alla Capanna del Pizol, e alla fine
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Escursione al Pizzo Leone – Una serie di punti panoramici sul Lago Maggiore

L’escursione al Pizzo Leone è stata, in assoluto, la prima fatta in solitaria. È successo perché quella domenica di ottobre prometteva davvero troppo bene per non essere sfruttata. C’era un sole fantastico e temperature decisamente sopra la media stagionale. E così ho osato e non me ne sono pentita. Ogni tanto basta davvero poco! 

L’escursione al Pizzo Leone è a portata di tutti

Per la mia prima gita da sola ho scelto una meta relativamente facile e adatta davvero a tutti, che abbina uno sforzo non troppo importante a una serie quasi infinita di splendidi punti panoramici sul Lago Maggiore.  Un’escursione che, mio consiglio personale, forse non farei tra luglio e agosto, visto che l’itinerario per la maggior parte è al sole. 

Ecco quindi l’itinerario consigliato

11 ottobre 2020, Porera (1043m) – Chiesetta di Pozzuolo (1181m)– Alpe di Naccio (1395m)– Monte Leone (1659m)– Alpe di Naccio (1395m)– Corona di Pinz (1294m)– Porera (1043m)

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Pronti, partenza, via!

Sono partita dai Monti di Ronco, per la precisione zona Porera. Trovare il posto è meno difficile di quel che può sembrare. Dopo i Monti di Ronco basta continuare a salire, in auto, finché non si raggiunge una serie di parcheggi laterali sulla destra, al termine della quale c’è una barriera. Ho parcheggiato lì. 

Il primo pezzo di cammino lo si fa su strada asfaltata finché non si arriva alla Chiesetta di Pozzuolo. Qui, sulla destra della strada, si prende il sentiero e s’inizia a salire in direzione dell’Alpe di Naccio.  

È una salita che si percorre volentieri e che non pone difficoltà. In grande (grandissima) parte sotto il sole e in piccola (piccolissima) parte nel bosco, la vista è sempre e comunque magnifica e in un’oretta si arriva all’Alpe di Naccio. 

Da qui si vede, poco sopra le ultime case, un belvedere con una croce. Si capisce presto che vale la pena raggiungerlo per fare una pausa, godersi il panorama e riprendere fiato prima del pezzo finale. Alla Croce, infatti, il sentiero si dirama ed entrambe le vie portano al Pizzo. Io ho scelto di andare verso destra e vi consiglio di fare lo stesso. Dopo più o meno una mezzoretta di salita convinta si arriva al Pizzo Leone: una meraviglia! 

La vista è a 360 gradi e spazia dal vicino (sembra…) Gridone, alla parte italiana del Lago Maggiore, al Gambarogno, al Piano di Magadino, a Locarno, ad Ascona e, appena sotto, a Brissago. Ci sono diversi punti strategici per fare un pic nic e mentre mi guardo intorno mi chiedo perché ci ho impiegato una vita intera per salire fino a qui. 

E mi chiedo anche perché non ho mai avuto il coraggio di fare un’escursione in solitaria. Eppure non sono caduta, non mi sono persa, non mi sono fatta male e sono riuscita a godermi ogni attimo! 

Il sentiero per tornare all’auto è lo stesso e quindi basta percorrerlo al contrario. Visto che non ero ancora stanca, però, e che avevo ancora un po’ di tempo, ho optato per una veloce deviazione alla Corona dei Pinci (o Corona di Pinz). 

Si tratta di aggiungere una ventina di minuti di cammino, prevalentemente in pianura, prendendo il sentiero, ben segnalato, che parte subito sotto l’Alpe di Naccio e che passa da Casone. Ne vale davvero la pena: anche dalla Corona dei Pinci, infatti, la vista su Locarno e sul Delta della Maggia è strepitosa e, da lì, la discesa su Porera è poi molto veloce.  

Sono una luganese DOC, o luganocentrica, o sbröia, o luganesina… ma questa escursione tutta locarnese la consiglio caldamente perché è strepitosa! 

Quanta gioia ad alta quota per il Pizzo Leone?

Classificazione: 4.5 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 2H CIRCA, RITORNO 1H CIRCA
LUNGHEZZA4.2 KM
DISLIVELLO 605 M
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSONO
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINI
PUNTI PANORAMICISÌ… TANTISSIMI E UNO PIÙ BELLO DELL’ALTRO
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Escursione al Monte Ferraro – Una vista a 360 gradi sul Sottoceneri

Quando si dice che sopra le nuvole c’è sempre il sole… Salendo in auto la famosa Penüdria, che da Gravesano porta ad Arosio, avevamo davvero il dubbio che potesse essere il giorno sbagliato per un’escursione al Monte Ferraro: c’era decisamente tanta, tantissima nebbia.

Con il sole l’escursione al Monte Ferraro offre un panorama spettacolare!

La nebbia però, arrivati ad Arosio, si è dissolta e ha fortunatamente lasciato posto al sole! Per fortuna, perché dalla cima del Monte Ferraro si gode di una fantastica vista a 360 grandi su tutto il Sottoceneri… e quindi sarebbe davvero un peccato fare questa gita con il brutto tempo.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

24 ottobre 2020, Arosio (929m)- La Bassa (1367m) – Monte Ferraro (1493m)- Böscior (1139m) – Arosio (929m)

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Pronti, partenza, via!

Superato, in auto, il nucleo di Arosio, si parcheggia l’auto all’inizio della strada per i Monti. Non si può sbagliare, ci sono un piccolo spazio per 5-6 macchine e una barriera.

Ci avviamo a piedi seguendo la strada asfaltata. Il sentiero parte dolce, in mezzo a uno splendido bosco di castagni, ed è ben segnalato. Subito dopo aver preso la prima deviazione sulla sinistra, invece, di dolce rimane soprattutto il profumo del bosco e delle foglie ancora bagnate dal giorno precedente… perché si inizia a salire in modo più deciso! I colori autunnali delle betulle e dei faggi però sono talmente belli che non ci rendiamo nemmeno conto di fare fatica.

Arriviamo piuttosto velocemente a uno splendido punto panoramico, da dove si vede molto bene il primo tratto della traversata Lema-Tamaro (“Quando la rifacciamo???”), e poi riprendiamo la salita. L’ottima cena della sera prima si fa decisamente sentire (o forse è il vino?) ma siamo qui anche per bruciarla e quindi continuiamo a salire fino ad arrivare a un pianoro denominato La Bassa. Qui il panorama inizia a suggerire alla fotografia. Non solo. Immediatamente, alzando lo sguardo, scorgiamo l’omino di sassi del Monte Ferraro: significa che manca davvero poco!

Seguiamo il sentiero che svolta a destra. In linea d’aria manca davvero poco, sì, ma l’ultimo pezzo è bello in piedi e, soprattutto, sul percorso riposano in modo molto poco pacifico diversi cuccioli di highlander, le mucche scozzesi. Non è che hanno proprio voglia di lasciarci passare: oltre a guardarci di sbieco masticando erba ci fanno sentire veramente due intrusi! Ma la fortuna è dalla nostra parte: accanto a noi c’è un gruppo di ragazze intente a fare pic nic e quindi i simpatici padroni di casa sono più attratti da loro e noi riusciamo a passare un po’ di corsa e (quasi) inosservati.

Quindi ecco, per arrivare in cima bisogna fare uno sforzo in più! Però ne vale davvero la pena. Fatti gli ultimi metri ci si ritrova infatti spiazzati da un panorama pazzesco. La vista è a 360 gradi e in una giornata splendida e tersa come quella di oggi si vede tutto. Dalla Cima dell’Uomo al Pizzo di Claro, dal Camoghé al Gazzirola passando per il Monte Bar, dai Denti della Vecchia al Monte Boglia, dal Generoso al San Salvatore, dal Monte Lema al Monte Tamaro. E in lontananza la Dufourspitze. E chissà quante cime sto dimenticando. Voilà: ora è davvero il momento di sbizzarrirsi con scatti e selfie panoramici.

Pranziamo davanti a questa meraviglia, facciamo – appunto – le foto di rito e poi scendiamo. Giunti alla Bassa, decidiamo di non seguire la via percorsa all’andata ma di rendere circolare l’itinerario, prendendo quindi la deviazione sulla destra, che scende verso Arosio. Dopo una ventina di minuti il sentiero si trasforma in strada sterrata e poi asfaltata.

Siamo presto alla macchina, in tempo per raccogliere qualche castagna. Nel periodo autunnale, infatti, questa zona è molto generosa e, se avete dei bambini, saranno felici di scorrazzare sotto gli alberi. Noi invece, oltre ad aver recuperato facilmente la cena, siamo felici di aver conosciuto meglio anche questa terrazza su parte del Ticino.

Quanta gioia ad alta quota per il Monte Ferraro?

Classificazione: 4 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA: 1.30 H CIRCA, RITORNO : 1 H CIRCA
LUNGHEZZA9 KM
DISLIVELLO564m
DIFFICOLTÀT2
RISTORO SUL PERCORSONO
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSONO
PUNTI PANORAMICIDIVERSI
ADATTO AI BAMBINI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…

Il ghiacciaio del Forno e la capanna del Forno, uno spettacolo da vedere

Ci sono posti, nel mondo, che finché non li vedi non credi. Posti di una bellezza talmente incredibile da farti sentire quasi fuori posto per aver osato avvicinarti. La Valle del Forno, con il ghiacciaio del Forno e l’omonima capanna, è uno di questi. E averla in Svizzera è una fortuna.

Il ghiacciaio del Forno ti lascia senza fiato

Per raggiungere il ghiacciaio del Forno ci sono due possibilità. Ed entrambe ti lasciano senza fiato. Non solo per lo sforzo che richiedono ma anche per la bellezza in cui t’imbatti. Vi è la “Normalerweg”, più facile seppur impegnativa e percorribile anche con i bambini, e poi vi è la “Panoramaweg”, decisamente più difficile e con un nome non casuale: offre infatti i più bei panorami del paesaggio circostante e passa accanto a diversi incantevoli laghi di montagna. Noi decidiamo di prendere quest’ultima all’andata, per poi tornare dalla via normale.

Ecco quindi l’itinerario suggerito

19 luglio 2020, Maloja-Orden (1820m) – Lago Cavloc (1907m)- Plan Canin (1975m) -Laghetto dei Rossi (2364m) – Laghetto senza nome (2751m) – Capanna del Forno (2574m) – ultimi metri del ghiacciao del Forno (2232m) – Plan Canin (1975m) – Lago Cavloc (1907m) – Maloja-Orden (1820)

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Pronti, partenza, via!

La partenza è da Maloja. Il mio consiglio è di lasciare l’auto all’ultimo parcheggio prima del Lago Cavloc, in zona Orden. Da lì poi la prima parte di percorso è su strada carrozzabile fino al Lago Cavloc. Arrivarci per me è un po’ come tornare bambina, quando in estate ci venivo con la mia famiglia e da Maloja mi sembrava lontanissimo. E pensare che, oggi, ci abbiamo messo una quarantina di minuti e che davanti ne abbiamo ancora mooooooolti di più. Alle otto e trenta del mattino il lago è calmissimo e l’aria è ancora così fresca che si crea una nebbiolina bassissima surreale. Ma non abbiamo tempo per fermarci e quindi proseguiamo con passo spedito fino a Plan Canin.

A Plan Canin il sentiero si dirama: andando diritti si percorre la “Normalerweg” per andare alla Capanna del Forno, mentre svoltando a sinistra si prende la “Panoramaweg”. Noi decidiamo di prendere quest’ultima, per poi tornare dalla via normale.

Iniziamo quindi a salire in direzione Passo del Muretto e Capanna del Forno e poi, dopo circa tre quarti d’ora di salita, seguiamo le indicazioni disegnate sulle pietre in direzione della Capanna del Forno. Arriviamo al Laghetto del Rossi, ancora innevato, da dove si gode di una vista eccezionale sul Lago Cavloc e su parte dell’Alta Engadina. Riprendiamo un po’ di forze e torniamo a salire per altri tre quarti d’ora. È una salita piuttosto impegnativa, che chiede una gamba un po’ allenata e scarpe giuste. Inizia a fare caldo quando arriviamo in cima alla salita e davanti a noi si ergono, maestose da far impressione, le montagne della Valle del Forno.

Dentro di me molte emozioni, che non si placano perché la tratta mancante richiede davvero molta concentrazione, soprattutto a chi, come la sottoscritta, soffre di vertigini. Il sentiero, pur spianando, taglia infatti la montagna e sotto di noi… il vuoto! Sono tre quarti d’ora lunghi, per me che parlo poco quando sono tesa, e per mio marito che deve gestire le mie emozioni. Ma va tutto bene e il luogo in cui arriviamo, un laghetto blu in parte ghiacciato, incastonato nelle pietre, scioglie tutta la tensione. È davvero magnifico. Appena superato il laghetto poi si vede lui, il ghiacciaio del Forno.

Magia. È bianco, sembra una pennellata perfetta tra le montagne grigie e imponenti. Si staglia contro alcune nuvole bianchissime che corrono nel cielo blu, al punto che assomiglia essere una loro continuazione. E a me sembra unico e immenso, anche se so molto bene che, negli anni, ha purtroppo perso molti metri.

Da qui in una mezzoretta arriviamo alla Capanna del Forno. La discesa di 200 metri di dislivello, è speciale, perché hai sempre davanti il ghiacciaio e ti permette di fissarlo negli occhi e nel cuore.  

Alla Capanna del Forno recuperiamo le forze con un ottimo pranzetto in terrazza. Le persone normali, penso, si godrebbero il pomeriggio qui, prendendo il sole e riposandosi dopo poco meno di 5 ore di marcia. Ma noi non siamo normali. E quindi torniamo a Maloja, questa volta prendendo la Normalerweg.

Anzitutto scendiamo al livello del ghiacciaio, dove lo si può toccare (e come non farlo?). Questa discesa, che dura circa un’oretta, non è bellissima, dobbiamo fare molta attenzione a dove mettiamo i piedi perché il terreno è sdrucciolevole. In compenso è molto bello il panorama. L’ora seguente è invece più tranquilla e ci riporta, con il fiume sempre sulla destra a tenerci compagnia, al Plan Canin, chiudendo il cerchio. Da qui torniamo al Lago Cavloc e, infine, a Maloja. Siamo distrutti, le gambe sono doloranti ma la felicità è tanta. Non siamo andati lontano da casa ma porto via con me la stessa ricchezza come se fossimo stati dall’altra parte della terra.

Quanta gioia ad alta quota per il ghiacciaio del Forno e la Capanna del Forno?

Classificazione: 5 su 5.

Qualche dato…

DURATAANDATA 4H50, RITORNO 3 H
LUNGHEZZA19.45KM
DISLIVELLO1410M
DIFFICOLTÀT3/T3+
RISTORO SUL PERCORSOSÌ, ALLA CAPANNA DEL FORNO
FONTI D’ACQUA SUL PERCORSO
ADATTO AI BAMBINIEVENTUALMENTE LA NORMALERWEG
PUNTI PANORAMICI
PARCHEGGIO

Qualche immagine…